spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

domenica 8 settembre 2013

BASILICATA E LA FILIERA DEL PETROLIO, I SINDACI TRATTANO

Ecco i tredici punti dei sindaci “ribelli”
Mercoledì incontro tra gli amministratori

Un gruppo di amministatori dell'area del petrolio protesta da mesi: c'è sempre minore opportunità economica dei loro territori.  E se la prendono soprattutto con la classe dirigente della Basilicata, un governo centrale che non ha ascoltato e semmai «mortificato» i cittadini. Stretti - si legge nel documento che è anche una piattaforma programmatica - dalle preoccupanti situazioni in cui versano i Comuni Lucani, la questione “Filiera del Petrolio” oggi si allarga e coinvolge altre aree della Regione Basilicata, vedi Val Basento e non solo. 
Ecco i tredici punti dei sindaci “ribelli”
Mercoledì incontro tra gli amministratori
I sindaci riuniti a Spinoso

INIZIANO dalla storia della protesta, dal perché hanno deciso di mettersi insieme e protestare contro l’attuale meccanismo di distribuzione delle royalties. Una protesta partita a febbraio e continuata fino ad oggi. Protesta alimentata dalla sempre più scarsa opportunità economica di questi territori, alimentata dal fatto che in tanti, soprattutto giovani hanno deciso di lasciarsi alle spalle la loro terra in cerca di fortuna. Stiamo parlando dei sindaci di Sarconi, Montemurro, Spinoso, Grumento Nova, Paterno e Tramutola. Gli stessi che l’11 settembre, chiamando a raccolta tutti i sindaci lucani, hanno in programma un incontro a porte chiuse all’hotel “Grumentum”. E se la prendono soprattutto con la classe dirigente della Basilicata, un governo centrale che non ha ascoltato e semmai «mortificato» i cittadini. «Stretti - si legge nel documento che è anche una piattaforma programmatica - dalle preoccupanti situazioni in cui versano i Comuni Lucani, la questione “Filiera del Petrolio” oggi si allarga e coinvolge altre aree della Regione Basilicata, vedi Val Basento e non solo. E’ di questi giorni la protesta di altri Sindaci, dei comuni facenti parte della concessione mineraria Gorgoglione, contro un metodo, consolidato già nell’Alto Agri, che vede attori solo le compagnie petrolifere e pochi altri.  
Quello che vogliono i sindaci è un nuovo percorso alternativo ad una Regione «senza una precisa idea di sviluppo, tra evidenti anomalie e contraddizioni, e la preoccupazione aumenta se si pensa al ruolo del territorio una volta esaurito l’effetto petrolio, ed in particolare i territori maggiormente interessati alle estrazioni come la Val d’Agri, la Val Camastra. L’esempio della Val Basento e Tito (Aree SIN), che scontano in Basilicata un fenomeno di fine industrializzazione legato alla fonte petrolio, dove non è stato concepito, ancora oggi, un modello di reindustrializzazione, basato su tecnologie mild ecocompatibili a basso impatto, all’insegna della sostenibilità ambientale e della salute. Basti pensare che, nei due siti interessati, ad oggi, non si è ancora provveduto alla bonifica dei processi industriali consumati negli ultimi cinquant’anni. Al contrario, invece, è il caso Tecnoparco di Pisticci Scalo, vi giungono milioni di metri cubi di acque di estrazione del petrolio, che determinano per “approssimazione tecnologica del processo di smaltimento”, un effetto sommatorio ed un conseguente aumento dell’impatto ambientale di questo territorio (Vedi Miasmi e tracce di petrolio nei sedimenti nel fiume) e di tutto il territorio a valle interessato dal Basento, dove insistono attività agricole di pregio, fino a mare, territorio quest’ultimo ad elevata valenza turistica. Per queste ed altre legittime motivazioni, l’Intera Regione Basilicata, ha il dovere di ripensare ad un nuovo modello della filiera del petrolio, capace anche di reinvestire le risorse attuali”.
LE PROPOSTE DEI SINDACI  
1) Riconoscere il valore strategico della Regione Basilicata in campo energetico nazionale, attraverso azioni immediate al superamento delle persistenti criticità in termini di sviluppo socio-economico; 
2) Attivare un diverso sistema di monitoraggio e di intervento “modello ombrello” , permanente su tutto il territorio regionale per: salute, ambiente, acqua, suolo, sottosuolo, ciclo dei reflui, cause di decesso, ecc., anche prendendo spunto da Sistemi di Monitoraggio già sperimentati altrove e già pronti ad essere impiegati, vedi piano di monitoraggio dell’aria elaborato dai ricercatori dell’Università di Firenze e di Oxford e presentato, alla presenza della Regione, a Moliterno il 26 Novembre 2012 a cui anche l’Eni, con nota del 22-11-2012, ha dato pieno valore. Progetto che, per la presenza di centraline anche nei paesi a valle del centro oli, completerebbe il monitoraggio già implementato dall’Arpab a seguito della DGR 627/2011
3) Di predisporre un piano di salvaguardia e tutela della risorsa acqua sia superficiale che sotterranea da ogni forma di possibile rischio derivante dalle attività estrattive;
4) Una maggiorazione del 30% delle attuali royalties destinate alla Regione, con la quale promuovere lo sviluppo dell’intera Regione Basilicata, dando priorità alla rimozione di criticità locali conseguenti alle attività estrattive ed ammodernamento delle infrastrutture regionali;
5) Di destinare il 30% dell’attuale tassazione applicata sui carburanti prodotti dalle estrazioni in Basilicata,  alla defiscalizzazione delle attività produttive operanti su tutto il territorio regionale, con maggiore attenzione a soluzioni innovative che rendano la Regione meno dipendente dai mercati esterni;
6) Di  assegnare un’aliquota di almeno il 30% del gas prodotto nelle lavorazioni del petrolio, alla Regione Basilicata per concedere sgravi alle famiglie ed alle attività produttive;
7) Di predisporre, da parte delle Società titolari di Concessioni per la coltivazione di idrocarburi in Basilicata, specifici piani strategici occupazionali per almeno 2000 unità lavorative ogni 50 mila barili estratti al giorno; unità lavorative prelevate dai comprensori interessati dalla filiera del petrolio regionale;
8) Di dare rapida attuazione a quanto previsto nel cosiddetto “Memorandum”; 
9) La piena applicazione della legge n.40/95 che prevede testualmente : “Articolo 1 – L' aliquota relativa ai giacimenti petroliferi siti nella Val d' Agri devoluta alla Regione ai sensi della legge 11- 1- 1957 n. 6 è destinata allo sviluppo delle attività economiche ed all'incremento industriale del comprensorio interessato così come delimitato dalla tabella A (35 Comuni del Programma Operativo)”, finora completamente disattesa;
10) Che per lo sviluppo delle aree della filiera del petrolio, ed in particolare del comprensorio Val d’Agri si dia priorità assoluta alle seguenti azioni: Predisporre ed attuare il Piano di emergenza e protezione civile dell’intero comprensorio; rendere operativo l’Osservatorio ambientale, il monitoraggio dell’aria, dell’acqua, del suolo e sottosuolo, monitoraggio delle colture, Valutazione Impatto Sanitario;
Ampliare le aree industriali ed incentivarne gli insediamenti; gestire i rifiuti a livello comprensoriale con sistemi innovativi; ammodernare le infrastrutture comprensoriali: reti del gas, reti irrigue, reti fognanti, impianti di depurazione, reti idriche, reti viarie (collegamento della Val d’Agri alla Salerno-Reggio Calabria); rendere funzionali tutte le aree artigianali o industriali di tutti i comuni del comprensorio;
Incentivare interventi che facciano nascere nuove imprese nel settore energetico, vedi tecnologie verdi, per lo sfruttamento di risorse locali (acqua, boschi, terreni incolti), per filiere corte nel commercio, nell’agricoltura, nella zootecnia; pieno efficientamento degli enti istituzionali presenti nel comprensorio; incentivare lo sviluppo delle singole comunità assegnando parte delle risorse disponibili per il Programma Operativo direttamente ai Comuni di cui alla Tabella A, con  semplificazione dei meccanismi di spesa.
11) Che lo sviluppo del comprensorio Val d’Agri, avvenga mediante una ripartizione delle risorse di cui alla legge 40/95 con il criterio di prossimità e cioè in funzione della distanza dai punti di maggiore criticità: Centro oli, pozzi petroliferi e presidi di smaltimento delle acque di estrazione (fluidi di perforazione e acque di strato); gli stessi criteri vanno applicati per il reperimento di personale da impiegare in tutte le attività estrattive, acquisendolo da manodopera locale in misura non inferiore all’80% di tutto il personale impiegato.
12) Di stabilire gli stessi criteri anche per lo sviluppo del comprensorio “Tempa Rossa” o altri comprensori interessasti dalle estrazioni petrolifere o attività correlate alla filiera petrolifera (come in Val Basento, nell’area industriale di Tito, ecc.), da individuare e regolamentare con analoga norma di legge regionale o Piani Operativi.
13) Di sospendere qualsiasi ulteriore autorizzazione tendente all’aumento di produzione idrocarburi nella Regione Basilicata, almeno, fino a quando non sono state superate le attuali criticità elencate nei punti precedenti e raggiunti gli obiettivi indicati.
INIZIANO dalla storia della protesta, dal perché hanno deciso di mettersi insieme e protestare contro l’attuale meccanismo di distribuzione delle royalties. Una protesta partita a febbraio e continuata fino ad oggi. 

Protesta alimentata dalla sempre più scarsa opportunità economica di questi territori, alimentata dal fatto che in tanti, soprattutto giovani hanno deciso di lasciarsi alle spalle la loro terra in cerca di fortuna. Stiamo parlando dei sindaci di Sarconi, Montemurro, Spinoso, Grumento Nova, Paterno e Tramutola. Gli stessi che l’11 settembre, chiamando a raccolta tutti i sindaci lucani, hanno in programma un incontro a porte chiuse all’hotel “Grumentum”. E se la prendono soprattutto con la classe dirigente della Basilicata, un governo centrale che non ha ascoltato e semmai «mortificato» i cittadini. «Stretti - si legge nel documento che è anche una piattaforma programmatica - dalle preoccupanti situazioni in cui versano i Comuni Lucani, la questione “Filiera del Petrolio” oggi si allarga e coinvolge altre aree della Regione Basilicata, vedi Val Basento e non solo
E’ di questi giorni la protesta di altri Sindaci, dei comuni facenti parte della concessione mineraria Gorgoglione, contro un metodo, consolidato già nell’Alto Agri, che vede attori solo le compagnie petrolifere e pochi altri.  Quello che vogliono i sindaci è un nuovo percorso alternativo ad una Regione «senza una precisa idea di sviluppo, tra evidenti anomalie e contraddizioni, e la preoccupazione aumenta se si pensa al ruolo del territorio una volta esaurito l’effetto petrolio, ed in particolare i territori maggiormente interessati alle estrazioni come la Val d’Agri, la Val Camastra. L’esempio della Val Basento e Tito (Aree SIN), che scontano in Basilicata un fenomeno di fine industrializzazione legato alla fonte petrolio, dove non è stato concepito, ancora oggi, un modello di reindustrializzazione, basato su tecnologie mild ecocompatibili a basso impatto, all’insegna della sostenibilità ambientale e della salute. Basti pensare che, nei due siti interessati, ad oggi, non si è ancora provveduto alla bonifica dei processi industriali consumati negli ultimi cinquant’anni. Al contrario, invece, è il caso Tecnoparco di Pisticci Scalo, vi giungono milioni di metri cubi di acque di estrazione del petrolio, che determinano per “approssimazione tecnologica del processo di smaltimento”, un effetto sommatorio ed un conseguente aumento dell’impatto ambientale di questo territorio (Vedi Miasmi e tracce di petrolio nei sedimenti nel fiume) e di tutto il territorio a valle interessato dal Basento, dove insistono attività agricole di pregio, fino a mare, territorio quest’ultimo ad elevata valenza turistica. Per queste ed altre legittime motivazioni, l’Intera Regione Basilicata, ha il dovere di ripensare ad un nuovo modello della filiera del petrolio, capace anche di reinvestire le risorse attuali”.
LE PROPOSTE DEI SINDACI  
1) Riconoscere il valore strategico della Regione Basilicata in campo energetico nazionale, attraverso azioni immediate al superamento delle persistenti criticità in termini di sviluppo socio-economico; 
2) Attivare un diverso sistema di monitoraggio e di intervento “modello ombrello” , permanente su tutto il territorio regionale per: salute, ambiente, acqua, suolo, sottosuolo, ciclo dei reflui, cause di decesso, ecc., anche prendendo spunto da Sistemi di Monitoraggio già sperimentati altrove e già pronti ad essere impiegati, vedi piano di monitoraggio dell’aria elaborato dai ricercatori dell’Università di Firenze e di Oxford e presentato, alla presenza della Regione, a Moliterno il 26 Novembre 2012 a cui anche l’Eni, con nota del 22-11-2012, ha dato pieno valore. Progetto che, per la presenza di centraline anche nei paesi a valle del centro oli, completerebbe il monitoraggio già implementato dall’Arpab a seguito della DGR 627/2011
3) Di predisporre un piano di salvaguardia e tutela della risorsa acqua sia superficiale che sotterranea da ogni forma di possibile rischio derivante dalle attività estrattive;
4) Una maggiorazione del 30% delle attuali royalties destinate alla Regione, con la quale promuovere lo sviluppo dell’intera Regione Basilicata, dando priorità alla rimozione di criticità locali conseguenti alle attività estrattive ed ammodernamento delle infrastrutture regionali;
5) Di destinare il 30% dell’attuale tassazione applicata sui carburanti prodotti dalle estrazioni in Basilicata,  alla defiscalizzazione delle attività produttive operanti su tutto il territorio regionale, con maggiore attenzione a soluzioni innovative che rendano la Regione meno dipendente dai mercati esterni;
6) Di  assegnare un’aliquota di almeno il 30% del gas prodotto nelle lavorazioni del petrolio, alla Regione Basilicata per concedere sgravi alle famiglie ed alle attività produttive;
7) Di predisporre, da parte delle Società titolari di Concessioni per la coltivazione di idrocarburi in Basilicata, specifici piani strategici occupazionali per almeno 2000 unità lavorative ogni 50 mila barili estratti al giorno; unità lavorative prelevate dai comprensori interessati dalla filiera del petrolio regionale;
8) Di dare rapida attuazione a quanto previsto nel cosiddetto “Memorandum”; 
9) La piena applicazione della legge n.40/95 che prevede testualmente : “Articolo 1 – L' aliquota relativa ai giacimenti petroliferi siti nella Val d' Agri devoluta alla Regione ai sensi della legge 11- 1- 1957 n. 6 è destinata allo sviluppo delle attività economiche ed all'incremento industriale del comprensorio interessato così come delimitato dalla tabella A (35 Comuni del Programma Operativo)”, finora completamente disattesa;
10) Che per lo sviluppo delle aree della filiera del petrolio, ed in particolare del comprensorio Val d’Agri si dia priorità assoluta alle seguenti azioni: Predisporre ed attuare il Piano di emergenza e protezione civile dell’intero comprensorio; rendere operativo l’Osservatorio ambientale, il monitoraggio dell’aria, dell’acqua, del suolo e sottosuolo, monitoraggio delle colture, Valutazione Impatto Sanitario;Ampliare le aree industriali ed incentivarne gli insediamenti; gestire i rifiuti a livello comprensoriale con sistemi innovativi; ammodernare le infrastrutture comprensoriali: reti del gas, reti irrigue, reti fognanti, impianti di depurazione, reti idriche, reti viarie (collegamento della Val d’Agri alla Salerno-Reggio Calabria); rendere funzionali tutte le aree artigianali o industriali di tutti i comuni del comprensorio;Incentivare interventi che facciano nascere nuove imprese nel settore energetico, vedi tecnologie verdi, per lo sfruttamento di risorse locali (acqua, boschi, terreni incolti), per filiere corte nel commercio, nell’agricoltura, nella zootecnia; pieno efficientamento degli enti istituzionali presenti nel comprensorio; incentivare lo sviluppo delle singole comunità assegnando parte delle risorse disponibili per il Programma Operativo direttamente ai Comuni di cui alla Tabella A, con  semplificazione dei meccanismi di spesa.
11Che lo sviluppo del comprensorio Val d’Agri, avvenga mediante una ripartizione delle risorse di cui alla legge 40/95 con il criterio di prossimità e cioè in funzione della distanza dai punti di maggiore criticità: Centro oli, pozzi petroliferi e presidi di smaltimento delle acque di estrazione (fluidi di perforazione e acque di strato); gli stessi criteri vanno applicati per il reperimento di personale da impiegare in tutte le attività estrattive, acquisendolo da manodopera locale in misura non inferiore all’80% di tutto il personale impiegato.
12) Di stabilire gli stessi criteri anche per lo sviluppo del comprensorio “Tempa Rossa” o altri comprensori interessasti dalle estrazioni petrolifere o attività correlate alla filiera petrolifera (come in Val Basento, nell’area industriale di Tito, ecc.), da individuare e regolamentare con analoga norma di legge regionale o Piani Operativi.
13) Di sospendere qualsiasi ulteriore autorizzazione tendente all’aumento di produzione idrocarburi nella Regione Basilicata, almeno, fino a quando non sono state superate le attuali criticità elencate nei punti precedenti e raggiunti gli obiettivi indicati.
domenica 08 settembre 2013 08:22

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