spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 17 settembre 2013

LE MUMMIE

I Cinque Stelle vogliono il voto palese su Berlusconi.
Da Claudio Messora


Dopo vent’anni di “larghe intese de facto” che gli hanno abbuonato sempre tutto, a cominciare dal conflitto di interessi, deve essere finalmente chiaro chi lo vuole fuori e chi lo vuole dentro. Specialmente se chi lo vuole dentro cerca di nascondersi all’ombra del voto segreto per poi incolpare i Cinque Stelle di avere tradito, come i franchi tiratori salvarono Craxi in aula (ma non dalla gente).
Anche Pd, Lega e Sel si accodano alla richiesta di voto palese. Sono matti? No: sanno benissimo che tanto, ai sensi del regolamento del Senato, art.113 comma 2, basta che venti senatori chiedano prima della votazione lo scrutinio segreto e il gioco è fatto: tutti quelli che hanno azioni Mediaset o non ne vogliono sapere di tornare a casa possono infilarsi il cappuccio da Ku Klux Klan e dare fuoco alla legalità.

Ma allora come si fa? Semplice: cambiamo il regolamento. Se è vero che tutti vogliono il voto palese, eliminiamo dall’art.113 la parte che consente di richiedere lo scrutinio segreto nei casi (come questo) in cui è previsto il voto palese. Facile no? E invece no perché – dicono – per modificare il regolamento ci vorrebbe troppo tempo. Eppure, a inizio legislatura, quando alla Giunta per il Regolamento fu chiesto di aumentare il numero dei segretari per soddisfare le richiesta del nuovo gruppo GAL, la modifica al regolamento richiese un’oretta di discussione in Giunta e poi una seduta dell’aula per l’approvazione finale. Urka che lentezza!

Allora si scomodano eminenti costituzionalisti capaci di dire tutto e il contrario di tutto in soli 5 giorni. Sentite cosa diceva il 12 settembre sulla prima pagina del Corriere Michele Ainis, quando si trattava di dare addosso a chi difendeva la Costituzione dalla modifica dell’articolo 138. Dopo avere ammesso che “l’articolo 138 incarna la sentinella della Costituzione [...] al punto che un celebre paradosso lo dichiara immodificabile“, si riferisce alla sua modifica scrivendo che “c’è già chi la reputa illegittima [...] per il metodo, prima ancora che nel merito. Cominciamo bene.“, perché in fondo “dov’è la ferita alla legalità costituzionale? [...] Non è che dietro lo schermo delle procedure c’è dopotutto una volontà conservatrice, l’idea che la Costituzione sia una mummia imbalsamata? Idea rispettabile, per carità; ma allora vorrà dire che i suoi nuovi paladini sono diventati dei necrofili“.

Insomma: non bisogna menarsela con questioni di metodo, ma badare al sodo. La Costituzione non è una mummia imbalsamata e chi la difende sarebbe addirittura un necrofilo. Ma oggi, sempre sulla prima del Corriere, il nostro ritorna con un pezzo che titola nientemeno “Il rispetto delle regole” dove, riferendosi alla richiesta dei Cinque Stelle di modificare il regolamento del Senato per non consentire il voto segreto a richiesta (cioè quando è previsto esplicitamente quello palese come in questo caso), scrive: “Noi italiani scambiamo le regole per tegole. Sicché, quando ci cascano addosso, le schiviamo. E un minuto dopo corriamo a fabbricare un’altra tegola (pardon, regola), cercandovi riparo“. Beh, viene da rispondere citando il “lui stesso” di soli cinque giorni fa: “Ma qui dobbiamo badare al sodo, non farne una questione di metodo! Un regolamento non è mica una mummia imbalsamata!“. Ma a sorpresa, secondo l’Ainis di cinque giorni dopo, “alla fine della giostra la questione sta allora nel metodo, prima ancora che nel merito“: e il metodo è più importante. Chi dubitava del contrario? Solo che adesso il necrofilo è Ainis. Diteglielo.

In ogni caso, la cosa più divertente è che anche se il presidente del Senato Grasso, che presiede la Giunta per il Regolamento, tenesse fede alla sua promessa di essere disponibile a convocare l’assemblea per discutere la modifica (Letta, quello che vuole cambiare l’art. 138 della Costituzione senza rispettare l’art. 138 della Costituzione, lo ha subito rimproverato perché le regole non si cambiano), quest’ultima dovrebbe poi essere votata in aula. E sapete come dovrebbe votare l’aula, per decidere se togliere la possibilità di votare a scrutinio segreto? A scrutinio segreto! Lo dice il quarto comma del famigerato articolo 113 del Regolamento del Senato. A questo punto rendiamo direttamente segreto il Regolamento stesso, così almeno istituzionalizziamo il fatto che valga tutto e il contrario di tutto. Come per Ainis.

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