spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 25 giugno 2013

il problema disoccupazione non abbia età:


La disoccupazione non ha età




Ed in Italia? È vero che talvolta (ma raramente) sulla spinta di petizioni e di voci forti da parte di associazioni specifiche, si parla del problema dell’occupazione in età matura, ma diciamo la verità, quello che viene riconosciuto come il ‘vero’ problema e di cui i media ed i politici (specie in campagna elettorale) si occupano è sempre il problema della disoccupazione giovanile.
Ebbene, ecco alcune riflessioni che mettono in rilievo come il problema disoccupazione non abbia età:
I dati Istat mostrano una disoccupazione giovanile alle stelle, ma ci siamo mai chiesti come mai in Italia (a differenza degli altri Stati Europei) si  analizzi sempre il tasso di disoccupazione e mai il (ben più significativo) tasso di occupazione? Ebbene, contrariamente a quanto è nell’immaginario collettivo, la percentuale di occupati non è affatto la sottrazione tra 100% e la percentuale di disoccupati. Esiste una significativa area grigia costituita da coloro che non lavorano ma non hanno i requisiti per essere ‘schedati’ dall’Istat come disoccupati. Nel 2011 in Italia questa area grigia misurava il 30,4%, seconda in Europa solo a Malta. Ne consegue che mentre il tasso di disoccupazione italiano risulta accettabile (o comunque nella media europea) il tasso di occupazione è invece tra i peggiori.
Dati 2011: tasso di occupazione italiano al 61,2%, terzultimo posto, fanno peggio solo Grecia e Ungheria (anche la famigerata Spagna ha un tasso di occupazione più alto (61,6%, nonostante un tasso di disoccupazione molto maggiore rispetto a quello italiano…). Non è difficile immaginare come una grossa fetta di ‘area grigia’ sia composta proprio da persone in età matura, gli scoraggiati del mondo del lavoro, coloro che hanno perso le speranze e nemmeno cercano più attivamente un’occupazione. Questi non rientrano nel computo del tasso di disoccupazione. (La mia analisi completa su quanto detto e su base dati Eurostat: “Tasso di disoccupazione? Poco significativo. Quello importante è il tasso di occupazione).
Il disoccupato ‘maturo’ ha una situazione psicologica oggettivamente peggiore. A quell’età ci si aspetta che lavori, che produca un reddito, che possa mantenere dei figli. Difficilmente può contare sul sostegno di genitori e parenti. Spesso ha messo in pista delle ‘spese’ (mutui, prestiti, studi dei figli, etc…) che ora non può più sostenere e che fanno accumulare debiti peggiorando la situazione.
Le possibilità di cambiare vita, magari emigrando all’estero o in altra regione, sono più remote, proprio perché situazioni familiari pregresse, figli, magari genitori anziani, non lo permettono sempre facilmente.
La percezione del futuro è pessimistica, il giovane si sente dire “andrà meglio in futuro”, “abbi pazienza”, “magari puoi giocare la carta estero”, ma chi ha superato i 45/50 anni…
Il fenomeno ‘esodati’ ha dato il colpo di grazia. Migliaia di onesti lavoratori si sono ritrovati ad un passo dalla pensione a rinfoltire le fila dei disoccupati ‘over’… poche e malfunzionanti le azioni per riparare l’errore, ma solo abbondanti scarichi di responsabilità tra i fautori del pasticcio.
Soluzioni? Avere una percezione del problema, sapere che la disoccupazione di un cinquantenne non è meno grave di quella di un ventottenne sarebbe già un buon inizio. Misure fiscali e di incentivo economico a favore dei disoccupati maturi? Forse nel breve periodo, ma non è la soluzione, poiché ci sarebbero misure a favore dei giovani ed altre a favore degli ‘anziani’… favorire tutti non favorisce alla fine nessuno.
L’ideale sarebbe legare incentivi e sgravi fiscali non all’età ma al periodo di status di disoccupazione. Anche la percezione da parte di aziende ed imprenditori ne gioverebbe, infatti il voler spingere il problema sempre su disoccupazione giovanile alimenta quasi un pregiudizio nei confronti dei lavoratori maturi.
Tutti hanno diritto a lavorare, uomini, donne, giovani e meno giovani. Tutti hanno il diritto di poter “svolgere il proprio dovere di cittadini”.
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.” (articolo 4 della Costituzione Italiana)
Marco Fattizzo – www.fattizzo.it

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