spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 9 luglio 2013

il Sistema e i cittadini, una mediazione possibile

La Democrazia Sotto Il Capitalismo


 02/07/2013  di Antonello Impagliazzo 























Per lavorare non è necessario distruggere l’ambiente che rende possibile la vita.


 Chiariamo: se esiste una pianificazione sociale compartecipata, e se quindi la gente decide in funzione dei propri interessi, cercherà di fare in modo che le possibilità di lavoro si concilino con la qualità del lavoro, con il tipo di energia disponibile, con le condizioni di interazione personale, con la necessità di avere la sicurezza che i figli possano sopravvivere e così via. Ma tutte queste sono considerazioni che semplicemente non esistono per gli alti dirigenti delle grandi industrie: non fanno parte del loro mansionario. Se il direttore generale di una grande azienda cominciasse a prendere decisioni basate su considerazioni del genere, sarebbe licenziato nel giro di tre secondi, o forse si arriverebbe a un passaggio di proprietà dell’azienda. Queste cose non fanno parte del suo lavoro. Il suo compito è accrescere i profitti e la quota di mercato, non proteggere l’ambiente o far sì che i suoi dipendenti conducano una vita decente. Questi scopi sono conflittuali. Proprio adesso dobbiamo prendere importanti decisioni sulla produzione energetica, perché se seguitiamo a produrre energia per mezzo della combustione la razza umana scomparirà fra non molto tempo. Ebbene, una decisione del genere impone una pianificazione sociale: non è una cosa che si possa stabilire per conto proprio, individualmente. Uno può decidere di farsi installare sul tetto di casa un impianto a energia solare o cose del genere, ma questa non è una soluzione. Decisioni di simile portata possono avere effetti solo se sono decisioni di massa. Il controllo della popolazione è un altro dei problemi per i quali non esistono soluzioni individuali; dobbiamo risolverlo tutti insieme. È come il traffico: non si rende sicura la guida se personalmente si guida bene, con attenzione e prudenza; ci deve essere una sorta di contratto sociale, altrimenti il problema non si risolve. Se in fatto di guida non esistesse un contratto sociale -se ognuno facesse della propria vettura una sorta di arma letale, andando alla massima velocità e infischiandosene dei semafori e di qualsiasi segnale stradale, nessuno potrebbe garantirsi la sicurezza guidando bene: non serve a nulla che guidiate con prudenza se tutti vanno come pazzi, non è vero? Il guaio è che questo è il modo in cui opera il capitalismo. È nella natura del sistema il fatto che è guidato dalla ricerca del profitto; a nessuno si chiede di pensare anche agli altri, da nessuno ci si aspetta che si preoccupi del bene comune: non sono queste le cose che devono motivare un uomo, secondo i princìpi del sistema capitalistico. In teoria dai vizi privati dovrebbero scaturire benefici pubblici: è questo che insegnano nelle facoltà di scienze economiche. Sono tutte fandonie, naturalmente, ma questo è quello che insegnano. E finché il sistema seguiterà a funzionare in questo modo, tutto ciò che ci si può aspettare è l’autodistruzione. Ma c’è di più: i capitalisti l’hanno capito da un pezzo. Per cui molti apparati governativi in cui si stabiliscono regole per l’attività economica sono da tempo fortemente influenzati dalle industrie stesse: le industrie vogliono delle regole, perché sanno che in mancanza di regole la concorrenza selvaggia finirebbe per condurle alla distruzione
Tratto da: http://www.italianinsane.info/2013/la-democrazia-sotto-il-capitalismo/

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