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PENSATOIO DI IDEE

martedì 23 luglio 2013

IL VINCOLO DI MANDATO

Perché serve il vincolo di mandato
Pubblicato 21 luglio 2013 - 11.50 - Da Paolo Becchi 







La rivoluzione democratica del M5S non potrà che introdurre il vincolo di mandato. Non è infatti possibile superare la separazione tra governanti e governati senza dare ai cittadini la possibilità di revocare in ogni momento i loro delegati, i quali non sono più rappresentanti in senso stretto, ma semplici portavoce dei cittadini in Parlamento.




Da più parti, in questi mesi, si è sostenuto che questa dottrina sarebbe «medievale». Niente di più falso. È proprio nell’esperienza-chiave della modernità – la Rivoluzione francese – che il mandato imperativo viene pensato, discusso, teorizzato come strumento essenziale per la partecipazione diretta dei cittadini alla politica. Il costituzionalismo giacobino è, in questo senso, attraversato dal problema di come assicurare un effettivo controllo, da parte dei cittadini, sul funzionamento dell’assemblea e sull’operato dei delegati. In maniera ancor più netta, il mandato imperativo sarà centrale nella breve storia della Comune di Parigi del 1871, di quella che Marx definirà come la prima apparizione di una forma politica nuova.

La rappresentanza politica che si esplica senza vincoli di mandato è stata un prodotto delle società liberali. La rappresentanza aveva un significato eminentemente pubblico in una società costituita fondamentalmente da privati: gli eletti creavano un corpo pubblico che rendeva visibile ciò che nella società dei privati rimaneva invisibile: il popolo ovvero la nazione. Per questa ragione i membri del Parlamento erano chiamati a far presente, a “rappresentare” il popolo. Essi pertanto dovevano esplicare le loro funzioni senza vincolo di mandato.

Per quanto possa sembrare paradossale sono stati proprio i partiti a snaturare questo ruolo. La delega ora assomiglia a una cambiale in bianco firmata a favore di questo o quel partito. Questo lo vediamo molto bene nel nostro paese. Che senso ha parlare di vincolo di mandato quando i membri del Parlamento sono nominati dai partiti? Insomma, la natura rappresentativa del nostro sistema è già in crisi e con essa il vincolo di mandato.

Se le cose stanno in questi termini, allora perché non optare semplicemente per la democrazia diretta considerando ormai obsoleta quella rappresentativa? Secondo alcuni autori la rivoluzione provocata dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione ha posto in crisi in modo irreversibile il paradigma della rappresentanza. Non vi è dubbio che la rete con la sua rapidità, con i suoi flussi d’informazione, con il suo carattere aperto, sia in grado di assicurare che le decisioni politiche si formino dal basso e orizzontalmente. In questo modo i cittadini possono partecipare direttamente alla vita politica del loro paese e le decisioni possono essere prese dopo una discussione pubblica che attraverso la rete li può in linea di principio coinvolgere tutti. E allora perché sarebbe ancora necessaria una forma di rappresentanza? Non si può forse risolvere tutto, come sostiene Pierre Lévy, con l’istituto del referendum e con il voto elettronico?

Sia chiaro, lo strumento del referendum va incentivato e proprio nel senso auspicato dal M5S, ma da solo – per lo meno in questa fase di transizione – non basta. Il voto espresso nella cabina elettorale oppure da casa in modo elettronico privatizza la democrazia. Alla solitudine del cittadino attuale, chiamato solo a votare per questo o quel partito, non deve subentrare quella del cittadino virtuale. Sarà sufficiente la comunità virtuale, o meglio le comunità virtuali, a soddisfare l’esigenza di comunità? Chi vivrà, vedrà. Intanto non sarebbe male pensare alle comunità reali e queste possono funzionare con delegati in carne ed ossa che per un periodo di tempo limitato si mettono al servizio della collettività. Essi non sono altro che i portavoce dei cittadini, il cui vincolo di mandato deriva dal fatto che per la prima volta sono proprio i cittadini a partecipare realmente e attivamente alla vita politica. Sono loro a restare i registi della democrazia e pertanto a decidere quando vogliono (e non soltanto con il voto elettorale) di cambiare gli attori.

fonte   http://www.byoblu.com/post/2013/07/21/perche-serve-il-vincolo-di-mandato.aspx#more-15547

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