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venerdì 19 luglio 2013

In Italia aumenta il numero di persone che si trovano in uno stato di povertà

Italia, record di poveri…

In Italia aumenta il numero di persone che si trovano in uno stato di povertà, tanto assoluta quanto relativa; il dato non stupisce più di tanto dato l’andamento della crisi economica ma è comunque un importante termometro di una condizione, quella del nostro paese, estremamente preoccupante e lontana dal migliorare.
I numeri sull’argomento sono stati forniti nelle ultime ore all’interno del Rapporto sulla povertà in Italia dell’ Istat e prima di tutto è importante fare una precisazione per meglio poterli interpretare; nel rapporto vengono presi a riferimento 2 parametri, vale a dire quello sulla povertà relativa e quello sulla povertà assoluta.
La povertà relativa è un parametro individuato attraverso quello che è il valore medio del reddito per abitante, vale a dire la quantità di denaro che ogni cittadino ha a disposizione in media ogni anno; viene presa a riferimento una soglia adottata a livello internazionale (linea di povertà) basata su dati relativi ad una famiglia di 2 persone adulte. La soglia di povertà relativa per una famiglia così composta è pari a 990,88 euro (circa 20 euro in meno di quella dell’anno precedente).
La povertà assoluta, che è la condizione di povertà più dura, fa riferimento allo stato in cui non si riesce ad ovviare alle necessità primarie per il sostentamento, quali cibo, vestiario, abitazione principale ecc.. è misurata sulla base di un paniere di beni e servizi (scelti con il supporto dell’Istat stessa) ritenuti indispensabili per poter condurre una vita dignitosa.
Fatte queste doverose premesse, torniamo ad analizzare i dati forniti dal Rapporto dell’ Istat sulla povertà in Italia; da questi numeri si scopre che, nel 2012, in Italia le persone collocabili nella fascia di povertà relativa sono 9 milioni e 563 mila. Vale a dire il 15,8% della popolazione totale (nel 2011erano il 13,6%). Di questi, sono 4 milioni e 814mila coloro i quali vanno oltre e vivono in povertà assoluta, ovvero l’ 8% della popolazione totale (nel 2011 erano il 5,7%). Per quanto riguarda quest’ultimo dato, secondo l’Istat si tratterebbe del dato più alto registrato dal 2005, ovvero la data di inizio di questa misurazione.
Rispetto al precedente anno di rilevazione (2011) è aumentata tanto l’incidenza della povertà relativa (dall’11,1% al 12,7%) quanto quella di povertà assoluta (dal 5,2% al 6,8%); e il dato si riscontra in tutte e tre le ripartizioni territoriali (nord, centro e sud) pur con differenze facilmente intuibili. Quasi la metà dei poveri assoluti nel 2012, ovvero 2 milioni e 347 mila persone, risiede nel sud Italia: nel 2011 il dato era di 1 milione e 828 mila. Un incremento che certifica la spaccatura del paese tra nord e sud se è vero che la provincia di Trento (4,4%), l’Emilia Romagna (5,1%) ed il Veneto (5,8%) presentano i valori più bassi dell’incidenza di povertà mentre le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Campania (25,8%), Calabria (27,4%), Puglia (28,2%) e Sicilia (29,6%) dove oltre un quarto delle famiglie risultano essere povere.
In termini generali, l’incidenza di povertà assoluta aumenta tra le famiglie con tre (dal 4,7% al 6,6%), quattro (dal 5,2% all’8,3%) e cinque o più componenti (dal 12,3% al 17,2%); nelle famiglie composte da coppie con tre o più figli, quelle in povertà assoluta passano dal 10,4% al 16,2%; se si tratta di tre figli minori, dal 10,9% si raggiunge il 17,1%. Ed aumenti della povertà assoluta si registrano anche tra le famiglie di monogenitori (dal 5,8% al 9,1%) e in quelle con membri aggregati (dal 10,4% al 13,3 %).
La povertà è maggiore rispetto alla media nazionale nelle famiglie con due o più anziani, così come cresce in maniera inversamente proporzionale al livello di istruzione della persona di riferimento: se questo livello è basso (nessun titolo di studio o licenza elementare) l’incidenza della povertà è più elevata (19%) ed è tre volte superiore a quella osservata tra le famiglie con a capo una persona che ha conseguito almeno la licenza media superiore (6,4%).
A livello di professioni, la diffusione della povertà tra le famiglie con a capo un operaio (16,9%) è notevolmente superiore rispetto a quella rilevata osservata tra le famiglie di lavoratori autonomi (9%) con particolare predilezione per imprenditori e liberi professionisti.
Unico segnale di miglioramento rilevato dal rapporto Istat ed in controtendenza con il resto dei numeri è il dato relativo alle persone anziane e sole: per queste persone l’incidenza della povertà relativa è diminuita dal 10,1% all’8,6%. Magra consolazione all’interno di un quadro altamente desolante.

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