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lunedì 17 giugno 2013

È la Francia la vera minaccia all’euro

È la Francia la vera minaccia all’euro

È la Francia la vera minaccia all’euro
Il nuovo round della crisi finanziaria si concentra in Europa. È iniziato a maggio, non appena si è concluso il Qe2, il programma di allentamento quantitativo varato dalla Fed nel settembre 2010, con cui ha acquistato 800 dei complessivi 1.360 miliardi di maggior debito federale del 2011.
Il debito americano arriva così al 100% del Pnl e salirà ancora, per toccare il 115% nel 2016. La politica di bilancio Usa non prevede correzioni: l’economia reale va sostenuta e le famiglie aiutate. L’allentamento quantitativo della Fed non è stato prorogato per via del timore di ulteriori aumenti dei prezzi delle commodity sui mercati internazionali, ma il tasso di sconto è stato tenuto fermo allo 0,25% ed è stato avviato il cosiddetto Twist, lo scambio tra titoli a breve con altri a lungo, al fine di mantenere basso il livello degli interessi anche su queste scadenze. Solo così possono ripartire gli investimenti produttivi.
Si è aperto così un vuoto di liquidità a livello globale, che ha penalizzato gli altri emittenti di debito pubblico: chi aveva risorse finanziarie disponibili grazie agli avanzi commerciali, come la Cina, è stato alla finestra. Il Giappone, che pure ha proseguito negli acquisti di titoli americani, ha dovuto contemporaneamente finanziare la ricostruzione dopo lo tsunami.
In Europa, le banche di Francia e Germania hanno proseguito la rinazionalizzazione dei crediti, iniziata a luglio 2010. A questo si aggiunga la sostanziale, anche se non formalmente dichiarata, chiusura del canale di finanziamento delle banche europee presso il sistema finanziario Usa: fino ad allora avevano fatto carry trade, prendendo il denaro negli Usa a un costo più basso rispetto a quello Bce.
Questa decisione, che sarebbe stata motivata dall’esigenza di evitare la trasmissione sistemica delle crisi, ha concentrato le tensioni nell’area dell’euro, causando un crowding out in piena regola.


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