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martedì 4 giugno 2013

IL TRIO E' COMPLETO.

L’Economist avverte Merkel, Draghi e Letta: il precipizio è vicino

24 - 05 - 2013Elisa Maiucci
L'Economist avverte Merkel, Draghi e Letta: il precipizio è vicino
La copertina del settimanale economico non lascia speranze all'Eurozona. I leader europei, capeggiati dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, si avvicinano al burrone senza nemmeno accorgersene, come sonnambuli. Si sveglieranno in tempo? I temi da affrontare e i rischi per l'Unione europea...
Il burrone è vicino, ma il passo resta fiero, lo sguardo preso da altri orizzonti. I leader europei si avvicinano così del tutto ignari al pericolo che attende loro e i Paesi dell’Ue, anche se la fase acuta della crisi sembra passata, e marciano come sonnambuli verso l’orlo del precipizio.
L’immagine è triste, ma è la copertina scelta dall’Economist in edicola oggi, che mostra Angela Merkel in testa ad un drappello con Hollande, Rajoy, Barroso, Passos Coelho e Van Rompuy alla sua sinistra e Draghi, Letta e Samaras alla sua destra. Titolo: ‘The sleepwalkers’ (‘i sonnambuli’, appunto). Sottotitolo: in attesa di un disastro europeo. Lo humor inglese che humor non è.
I dati su crisi e disoccupazione
Nell’editoriale del settimanale economico britannico si osserva che la crisi dell’eurozona ha appena registrato il sesto trimestre successivo di recessione. La malattia della crisi sta contagiando anche i Paesi più resistenti come Finlandia e Olanda, entrambi in calo nel primo trimestre 2013. Le vendite retail sono crollate, e la disoccupazione supera il 12%. Quella spagnola? Oltre il 25%.
Il nodo dell’Unione bancaria
Nonostante la spending review selvaggia, i deficit europei sono ancora consistenti. La lista delle cose da fare è chiara. Il primo obiettivo è quello di metter fine ai legami tra banche e governi.Un’idea che aveva portato al progetto dell’Unione bancaria, ma che in tempi di nervi allentati, è rimasta intrappolata in una miriade di argomentazioni tecniche e nella questione del debito bancario da addossarle: in sostanza, sull’onere che avrebbero dovuto accollarsi Germania, Finlandia e Olanda. Rinviare è stata la scelta più scontata. Ma le banche europee hanno bisogno assoluto di fondi. E se gli Stati Uniti sembrano essersi rimessi in piedi prima dell’Ue, non è solo per la politica meno austera, ma anche perché hanno ossigenato il sistema bancario permettendogli di tornare di nuovo a fare il proprio lavoro.
Il problema del debito
In generale secondo l’Economist “la somma dell’indebitamento di governi, privati e imprese è ancora eccessivo”, che “le banche sono sottocapitalizzate e gli investitori internazionali si preoccupano per le perdite ancora da determinare” e che se anche “gli interessi sono bassi, le aziende dell’Europa del sud soffrono per una crudele stretta creditizia”.
L’Effetto Draghi
L’Economist scrive anche che “i mercati finanziari sono stati anestetizzati da quando Mario Draghi ha promesso ‘di fare qualsiasi cosa serva per proteggere l’euro del collasso’ e che la mossa del presidente della Bce ha dato sia tempo che mezzi per combattere la speculazione”. Ma al contrario i leader politici non riescono a trovare una via di uscita per “riforme ordinate”.
I rischi per l’eurozona
“E se i leader dell’eurozona inciampassero? Come il Giappone – conclude l’Economist – l’Europa sarà in ombra per gli anni a venire. Il costo sarà misurato in termini di disillusione, comunità sociali arrugginite e vite sprecate. Ma a differenza del Giappone, l’Eurozona non ha coesione. Per tutto il tempo che stagnazione e recessione stresseranno la democrazia, l’eurozona rischia un fatale rigetto popolare. Se i sonnambuli tengono alla loro valuta e alla loro gente, devono svegliarsi”.

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