spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 18 giugno 2013

l'Unione Europea dimostra anche commercialmente di essere piccola e mal gestita.



Limes Oggi

La precisione svizzera di Pechino


di Giorgio Cuscito
Cina e Svizzera firmeranno un accordo di libero scambio, il primo che l'Impero di Centro realizza con un paese dell'Europa continentale. Intanto nell'Ue si accende il dibattito sulle leggi antidumping contro i pannelli solari cinesi. I timori mandarini del protezionismo di Bruxelles.


[Carta di Laura Canali]
A tre anni dall'inizio dei negoziati Cina e Svizzera hanno deciso: sigleranno un trattato di libero commercio (tlc).

Durante la visita del primo ministro cinese Li Keqiang a Berna, i due paesi hanno sottoscritto un memorandum of understanding con cui si impegnano a concludere quello che sarà il primo tlc tra la Repubblica Popolare Cinese (Prc) e uno Stato dell'Europa continentale. Lo scorso 15 aprile la Cina ha firmato un tlc con l'Islanda

L'intesa con la Svizzera è una "pietra miliare" per Pechino e secondo i media elvetici è uno degli accordi internazionali più importanti che la Confederazione abbia concluso negli utimi 40 anni.

Da tempo, i due paesi intrattengono ottimi rapporti economiciSecondo l’agenzia Xinhua, la Cina è il terzo partner commerciale svizzero dopo Stati Uniti e Unione Europea, mentre la Svizzera è il settimo fra i partner commerciali europei di Pechino. Lo scambio bilaterale nel 2011 è stato pari a 30 miliardi di dollari, circa il 50% in più rispetto al 2010.

Il tlc sino-elvetico coprirà una serie di settori: ambiente, lavoro e tutela della proprietà intellettuale. Inoltre, secondo gli analisti, beneficeranno dell'accordo il settore farmaceutico, chimico, terziario, alimentare e quello della fabbricazione degli orologi.

Per quest'ultimo la Cina è un mercato molto importante - il terzo al mondo dopo Usa e Hong Kong - soprattutto grazie all'emergente classe media mandarina, desiderosa di spendere il proprio denaro in beni di lusso. Tuttavia, nel primo trimestre 2013 le vendite di orologi svizzeri in Asia sono diminuite del 25% rispetto all’anno precedente. Forse la lotta alla corruzione e al consumismo sfrenato lanciata da Xi Jinping a inizio mandato ha avuto una qualche efficacia. 

Per questo motivo l'accordo sino-elevetico farà felici la Swatch e la Richemont(proprietarie della maggior parte dei marchi di orologeria svizzera) che desiderano espandere le proprie esportazioni nell'Impero di Centro. 

Berna può realizzare un trattato commerciale con Pechino perché, a differenza dell'Ue, riconosce la Cina come un'economia di mercato; di conseguenza, non deve imporre le barriere decise da Bruxelles.
 
In un articolo per il giornale svizzero di lingua tedesca New Zuricher Zeitung, Li Keqiang ha affermato “un tlc di alta qualità tra Cina e Svizzera è un buon esempio […] manda un forte messaggio al resto del mondo: noi rifiutiamo il protezionismo per il commercio e gli investimenti. Al contrario abbracciamo la liberalizzazione del commercio”;

"Il tlc darebbe nuovo impulso al business tra Cina e Ue, portando benefici ai consumatori e agli affari di entrambi” ha concluso Li.

Una frase, quest'ultima, non casuale, che evidenzia la precisione svizzera dell'accordo tra Pechino e Berna. L'Ue, infatti, si appresta ad imporre dei dazi all’importazione sui pannelli solari prodotti dalle aziende cinesi, accusate di praticare il dumping (la vendita sotto costo).

La proposta era stata avanzata il 9 maggio scorso dal commissario del Commercio Europeo Karel De Gucht e prevederebbe una tassa pari al 47% del valore del prodotto. Bruxelles ha tempo fino al 5 giugno per applicare o no il dazio per un periodo di prova di 6 mesi. L'eventuale decisione di applicare permanentemente il provvedimento verrebbe presa a dicembre.

I membri dell’Ue non sono d’accordo sul da farsiSecondo l’agenzia Reuters, infatti, 15 paesi sarebbero contro il provvedimento antidumping. La Merkel, che sa bene quanto sia importante il mercato cinese per le aziende tedesche, ha affermato che farà tutto il possibile affinché il provvedimento non diventi permanente. Francia e Italia invece, che desiderano proteggere le rispettive industrie nazionali, si sono schierate a favore del dazio.

L'applicazione permanente del provvedimento antidumping taglierebbe le gambe alla Cina in un settore dove l'export in Europa le frutta circa 21 miliardi di euro. Una cifra sufficiente a spiegare la risolutezza delle parole di Zhong Shan, rappresentante per il commercio internazionale di Pechino: "in caso dell'applicazione di leggi protezionistiche contro i pannelli solari cinesi prenderemo provvedimenti per difendere l'interesse nazionale".

Una promessa che preannuncia un pericoloso braccio di ferro economico in grado di danneggiare entrambi i contendenti.

La faccenda, però, non tange la geoeconomia svizzera. 

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