spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 2 luglio 2013

PD, IL RISIKO DEI NOMI.

MATTEO PUCCIARELLI 
Il Pd e la politica: due mondi lontani.

mpucciarelli2Con molta poca passione, a dire il vero, assistiamo al dibattito interno al Partito democratico. Dibattito partito ben prima della sua fondazione tra l’altro, nel 2006; e dibattito mai ultimato. La cosa molto interessante del dibattito interno al Partito democratico è che ruota tutto intorno ai nomi. Una specie di Risiko. Nel frattempo la politica, cosa volete che sia, la politica è un’altra cosa.
In realtà può essere anche interessante fare le geografie interne ai partiti. Le correnti sono sempre esistite, pure ai tempi del centralismo democratico, anche se non si doveva dire. Però avevano un particolare: erano frutto di scelte, di strategie, di visioni, di idee, di approcci, di militanze e sensibilità diverse tra loro eppure serie; estremamente serie, a tratti addirittura coerenti. C’era una cosa che stava alla base di tutto, ed era appunto la Politica.
Quando ci si lamenta della disaffezione alla politica, dell’antipolitica e via discorrendo, ci si scorda che tali sentimenti sono legati proprio a queste mutazioni interne ai partiti e in special modo alla sinistra, tutta quanta; non conta più il fine, anzi del fine nessuna sa più nulla. Conta la guerra tra bande, i posizionamenti tattici, gente che da piccola giocava ai soldatini e che da grande ancora non ha smesso.
Poniamo per un secondo – non di più – che il sottoscritto, e come me tanti altri, si avvicinasse al dibattito interno al Partito democratico, con l’intenzione di contribuire personalmente al destino della sinistra. Così, quasi a mo’ di entrismo di trozkista memoria. Ma qualcuno conosce le differenze programmatiche tra Renzi, Franceschini, Bindi, Cuperlo, Fassina, Pittella, Serracchiani? Qualcuno sa, almeno lontanamente, cosa possa significare e cosa possa cambiare nella vita di un qualsiasi cittadino la vittoria o meno di uno di questi candidati? Sul lavoro, sulla scuola, sull’industria, sui diritti civili, sull’Europa, sulla guerra e sulla pace: cosa cambierebbe? E perché?
Certo, arriveranno molto saccentemente i piddini con i link a programmi e linee guida, «leggi ignorante qualunquista». Ecco, sì, leggo, eppure non mi spiego davvero come interi gruppi dirigenti una volta bersaniani poi diventino renziani, e poi ancora franceschiniani ma pure prodiani per finire fassiniani con tendenza lettiana, e viceversa, un vortice senza fine.
E ancora, non mi spiego come sia (stato) possibile farsi beffe così impunemente di milioni di italiani che hanno a suo tempo versato addirittura due euro per scegliere un candidato premier e sottoscrivere un programma poi cestinato e oltrepassato come se niente fosse – dopo quale ampia discussione? Dopo quale ampia consultazione? E quindi a cosa serviva definirsi bersaniani, renziani, bindiani, dalemiani, veltroniani e gesuccristo sa ancora quali altri ghenghe esistano là dentro.
Allora, molto semplicemente, la verità è che tutto è inutile, che la partecipazione stessa è inutile, che o guerreggi pure te affrancandoti a una banda oppure resti alla deriva, ai margini, impotente e senza un obiettivo, un programma, una matrice culturale forte a cui aggrapparti, a cui fare riferimento.
Buon dibattito interno, e ricordatevi sempre quale governo sostenete.
PS. Non ho citato né Civati né Barca e non è un caso perché sono gli unici che, seppur minimamente, trasmettono un messaggio chiaro rispetto al cosa voler fare e perché, in una parola, qual è la loro Politica.
Matteo Pucciarelli
(1 luglio 2013)

fonte  http://blog-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/07/01/matteo-pucciarelli-il-pd-e-la-politica-due-mondi-lontani/

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