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martedì 9 luglio 2013

Processo Mediaset, bisogna salvare Berlusconi

Processo Mediaset, Pdl contro la Cassazione: “Aberrante il ticket media-giustizia”



Berlusconiani all'attacco. Il sottosegretario Biancofiore: "Il consiglio dei ministri deve agire per decreto". Brunetta: "La questione sta diventando un mostro incontrollabile". Alberti Casellati: "Decisioni ad personam"

Processo Mediaset, Pdl contro la Cassazione: “Aberrante il ticket media-giustizia”
L’operato della Cassazione è da guinness dei primati, riflette il capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani: “Mentre i tribunali chiudono per ferie, mentre i processi civili si celebrano con estenuante lentezza, mentre milioni di italiani aspettano giustizia, la Cassazione brucia i tempi. Un fatto senza precedenti e che si commenta da sé”. Mentre l’omologo di Montecitorio Renato Brunetta sostiene “che sia evidente a tutti l’estrema delicatezza del momento che stiamo vivendo e i pericoli che porta con sé. Sbaglia chi crede che sia il problema di una sola parte politica, o di una sola persona. La giustizia nel nostro Paese sta diventando un mostro incontrollabile che non può essere celato dietro a giustificazioni o spiegazioni d’ordinanza”.
“Se i peggiori sospetti dovessero realizzarsi – dice Sandro Bondi – cioè di un vero e proprio disegno finalizzato a condannare e ad eliminare il presidente Berlusconi dalla vita politica, allora davvero tutto può accadere, compresa la necessità da parte nostra di forme di resistenza seppure non violente. Io spero ancora contro ogni speranza, in nome di un’idea della giustizia che non può venir meno pena il venir meno del principi stesso di convivenza civile. Ma se i peggiori sospetti dovessero realizzarsi, cioè di un vero e proprio disegno finalizzato a condannare e ad eliminare il presidente Berlusconi dalla vita politica, allora davvero tutto può accadere, compresa la necessità da parte nostra di forme di resistenza seppure non violente”. Secondo l’ex sottosegretario alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casellati “la decisione della Cassazione di fissare in tempi record l’udienza per il processo Mediaset conferma ancora una volta come ci sia una giustizia ad personam nei confronti del leader del PdL”. Il capogruppo del Pdl in commissione Giustizia, Enrico Costa, vede un filo diretto con quanto scritto oggi dal Corriere della Sera: “Il Corrieredetta, la Cassazione scrive. Dopo l’articolo odierno pubblicato sul quotidiano di via Solferino, in cui si paventava il rischio di dover ‘rinviare di un annò l’eliminazione politica di Silvio Berlusconi, la Suprema Corte ha preso le contromisure. Alla faccia della lunghezza dei processi…”. E’ una persecuzione, dice Renata Polverini. Si presentano scenari nefasti, aggiunge Domenico Scilipoti.
Per Francesco Paolo Sisto offre una “lettura metodologica” come lui dice: “E’ una scelta indicativa di ansia da prestazione. L’augurio è che questa prestazione, come proprio del giudice di legittimità, sia lontana dall’oscuro spirito ambrosiano che fino ad oggi ha impedito alla giustizia giusta di occuparsi di Silvio Berlusconi”. Daniele Capezzone vede un futuro a tinte fosche per l’intero Paese: “E’ in gioco molto più del destino di una persona – dice – Oggi, la difesa del cittadino Berlusconi coincide con la difesa della democrazia, con la difesa del diritto dei cittadini di scegliere democraticamente i propri rappresentanti senza che i processi funzionino da ‘secondo turno’ elettorale. Per questo, condivido l’approccio di Sandro Bondi: serve una grande risposta nonviolenta, una iniziativa di massa che coinvolga i cittadini”. L’ex ministro Mara Carfagna si dice “sorpresa e stupida della rapidità” della Cassazione e entra nel dettaglio giuridico: “Questa scelta penalizza enormemente la difesa che contava, così come è normale, di avere più tempo per svolgere gli approfondimenti. Tuttavia, come spesso accade esiste un risvolto positivo della medaglia: oggi la Cassazione ha dimostrato a tutte le altre Corti d’Italia che attuare il principio della rapidità decisionale si può. Una indicazione di non poco conto. Se la giustizia ordinaria fosse sempre così rapida avremmo risolto buona parte dei nostri problemi, visto che uno dei motivi per cui non si investe in Italia è la lentezza della giustizia”. 
Per il senatore Altero Matteoli “per giudicare Silvio Berlusconi si fanno gli straordinari: è incredibile”, mentre il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi spiega che “milioni di italiani aspettano giustizia per anni, ma per Silvio Berlusconi la Corte di Cassazione viene convocata in un tempo record” e così “si accelera il tentativo di eliminare Berlusconi per via giudiziaria”. Insomma “quanto sta avvenendo è inaccettabile, stento a credere che tutto ciò possa accadere”. “Attonita”, invece, Mariastella Gelmini: secondo l’ex ministro dell’Istruzione esiste un disegno per eliminare dalla scena politica il leader del centrodestra attraverso l’uso politico della giustizia. Accelerando il processo inoltre vengono calpestati platealmente i diritti della difesa, ma di questo, pare, a certi giudici, importi poco”. L’interpretazione alla fine è quella del deputato Luca D’Alessandro: “Aberrante – dichiara – Solo in questo modo può essere definito il ticket mediatico-giudiziario che ha portato la Procura di Milano ad esercitare pressioni a mezzo stampa presso la Cassazione, e che oggi ha spinto quest’ultima a fissare a tempo di record la data dell’udienza sul processo Mediaset, affidato alla sezione feriale della stessa Suprema Corte, che ne discuterà il prossimo 30 luglio. Nella storia della Cassazione, non si era mai visto un ricorso fissato con tanta fretta, con tempi così stretti (appena 21 giorni dopo il deposito) e con una tale compressione del diritto di difesa. Evidentemente, Berlusconi è riuscito a fare il miracolo di rendere la giustizia rapida ed efficiente, ma a questo punto – temiamo – non giusta. Resta il fatto che pur di spazzare via dalla scena politica il leader del centrodestra, l’uomo più votato dagli italiani negli ultimi 20 anni, si travolgono le regole e ci si appresta a calpestare anche la speranza che esista un giudice a Berlino”.

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