Il Fatto Quotidiano
E su tutto è stesa una patina d’ipocrisia, come un cellophane che confezioni un sistema per conservarlo a tutti i costi anche se non respira, perché manca l’aria…ma siamo noi, le formiche di questo sistema… Quattro anni fa, quando uscì il primo numero di questo giornale e naturalmente spadroneggiava il Caimano e naturalmente l’opposizione faceva ridere e naturalmente non c’era un’idea politica degna di questo nome da comunicare a nessuno se non quella di “vincere le elezioni”, scrissi qui che era importantissimo e beneaugurante un nuovo giornale, sciolto dai soliti lacci e lacciuoli del sistema-Paese di cui non si parla mai abbastanza. Ma ancora più urgente era il germogliare di “nuovi lettori”, non solo acquirenti in edicola o sul web ma “cittadini”, individui consapevoli della necessità di una resistenza partigiana allo sfascio che va molto oltre Berlusconi e la sua scuola pratica di pensiero (!).
C’era bisogno, allora come oggi che il tutto precipita vertiginosamente come in una filastrocca di noi bambini, di italiani “diversi”, di una comunità che riscoprisse se stessa e i propri valori oltre il derby sul Berlusca e la difesa della legalità, più che necessaria imprescindibile, eppure non sufficiente per non rischiare di diventare poco più che una “nobile” mercanzia. Le feste del giornale sono andate e vanno in questa direzione, al netto delle abitudini consolidate di chi dovrebbe cambiar vita ma cerca sempre qualcuno che lo faccia prima di lui. Solo che ieri era l’8 settembre e come viene ricordato “da quel vuoto istituzionale (ri)partì l’Italia democratica”, ahimè finita oggi come vediamo. Soltanto considerando e vivendo appieno l’importanza simbolica di questa data ripartiremo anche noi, formiche che si incazzano e che sono costrette a saper nuotare o ad impararlo il prima possibile. La pozza si sta allargando a dismisura… Buon autunno, comunque.
(Oliviero Beha)
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