spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

giovedì 20 giugno 2013

LA CRISI DEL SISTEMA PARLAMENTARE


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Una grave crisi di identita' attraversa tutto il parlamento


La crisi dei partiti che risiedono nei banchi del parlamento diventa sempre più grave di giorno in giorno. Nonostante sondaggi accreditati li danno anche al di sopra del 20% soprattutto quando si parla di Pdl e Pd. Restano tutti cantieri in corso di modifica e costruzione però. E quello che sta messo meglio non è certo quello che sta bene. La nostra esplorazione ci porterà a vedere una situazione che il Paese certamente non avrebbe voluto vedere.

PDL: DAI PROCESSI DI BERLUSCONI FINO ALLA RIESUMAZIONE DI FORZA ITALIA
Partiamo nella nostra esplorazione dal Pdl di Silvio Berlusconi. Se il Cavaliere dovesse essere sospeso dai pubblici uffici per effetto del
processo Mediaset una rivoluzione va fatta di dovere.
Lui il Cavaliere, il fondatore del Popolo della Libertà nato dalle ceneri di Forza Italia, potrebbe dover chiudere per sempre il suo conto con la politica. E in questo frastuono c’è chi, come Maurizio Gasparri, ha annunciato che qualora la consulta dovesse dire no al legittimo impedimento tutti i suoi deputati e senatori si dovrebbero dimettere dalle cariche politiche e dal Pdl.
Non è tutto però: c’è anche chi, dopo il fallimento del Pdl alle amministrative di quindici giorni fa, le tenta tutte provando a chiudere per sempre il progetto nato dalla fusione di Forza Italia e Alleanza Nazionale. Con la parte finiana che si è trasformata in Futuro e Libertà dopo la scissione del 2010 che ha terminato la sua attività politica a febbraio, con l’uscita definitiva dal parlamento italiano.
Il Pdl ha visto fuoriuscire, in occasione delle politiche di quest’anno, anche i componenti diFratelli d’Italia, candidati con liste a parte. E che con 9 deputati hanno formato un gruppo alla Camera a parte e si oppongono al governo delle larghe intese.
Dal Pdl sono venuti fuori anche i parlamentari che hanno aderito al gruppo Grandi Autonomie e Libertà fusione fuoriusciti di Pdl e Lega.
Che cosa pensa allora di fare il segretario del Partito Angelino Alfano? Tentare il tutto per tutto e tornare all’esperienza del 1994, quella diForza Italia con  la quale Berlusconi è riuscito ad entrare in politica e affermarsi.
“Non escludiamo affatto, anzi, il ritorno a Forza Italia- ha detto il vicepremier Angelino Alfano, parlando del futuro del Pdl di cui è segretario - Stiamo riorganizzando il popolo della libertà c’è una grandissima voglia di fare un rinascimento di questa grande forza politica moderata che ha raccolto milioni di voti”.
Ora che il processo mediaset continuerà in Cassazione il ritorno a Forza Italia si fa sempre più concreto.
IL PD E’ IN FASE CONGRESSUALE E MANTIENE IN PIEDI LE SUE DIVISIONI PRE EPIFANI
Quando Guglielmo Epifani è stato eletto segretario del Partito Democratico aveva chiesto unità di intenti. Soprattutto di eliminare il correntismo e
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trovare soluzioni che potessero portare serenità dopo la crisi di aprile in occasione dell’impallinamento dal “Romanzo Quirinale” di Franco Marini e Romano Prodi uscito definitivamente dai giochi del partito.  Giochi che hanno portato alle dimissioni l’ex segretario Pierluigi Bersani che aveva provato in tutti i modi di evitare la nascita del governo delle larghe intese.
Attualmente però le correnti restano intatte: ci sono i d’alemiani che vogliono in tutti i modi preservare l’unità del Governo delle larghe intese. Poi i renziani, che appoggiano anche loro Enrico Letta, ma che vogliono a tutti i costi impadronirsi del partito per lanciare alla segreteria nazionale il sindaco di Firenze Matteo Renzi.
Lo stesso Guglielmo Epifani non ha nascosto di volerci provare. Il suo obiettivo massimo sarebbe quello di riconfermarsi alla guida del Pd, dopo aver lasciato la Cgil, anche dopo la fase di transizione.
E poi c’è il lombardo Giuseppe Civati, da sempre anti larghe intese. Non aveva nemmeno votato la fiducia al governo Letta e ha scelto di votare per Stefano Rodotà in tema di Quirinale. E’ colui che potrebbe far virare le sorti del Pd e premere per la rottura del patto delle larghe intese. Con un Pd “civatiano” si potrebbe rimettere tutto in discussione e anche la Presidenza della Repubblica di Napolitano. Che lo ha sempre sostenuto: “qualora le larghe intese dovessero venire meno mi posso anche dimettere”.
Soltanto a congresso ultimato potremo dire che faccia avrà il Pd. Se starà ancora a sinistra oppure dovrà trovare un’altra collocazione geopolitica.
MOVIMENTO CINQUE STELLE: TRA ESPULSIONI, SCONTRINI E DISEGNI DI LEGGE CHE NESSUNO SPONSORIZZA
Certo è che l’espulsione della senatrice Adele Gambaro, decisa nella riunione parlamentare del Movimento Cinque Stelle a maggioranza, e confermata della rete non aiuta il partito. Tocca a lei dopo Mastrangeli, Furnari e Labriola abbandonare Beppe Grillo e trasferirsi al Gruppo Misto.
I pentastellati, inutile nasconderlo, stanno attraversando una delle crisi peggiori da quando sono entrati in parlamento. Il ridimensionamento dei consensi dopo le amministrative ha messo in luce tutte le debolezze del Movimento.
Una di queste è l’impreparazione alla vita parlamentare e a tutte le controversie che si possono verificare di conseguenza. La seconda è il non avere una linea unitaria con la quale valorizzare le cose importanti di cui si occupano in parlamento e criticare apertamente il leader del Movimento Beppe Grillo. Che automaticamente riaccende i riflettori sulleespulsioni che tali comportamenti provocano. Ora che succederà: se la rete conferma l’espulsione della Gambaro, dopo quella di Mastrangeli il Movimento verrà ricordato come il “partito dall’espulsione facile”. Come viene definito quello degli “scontrini” quando i media tradizionali si focalizzano soltanto su diarie e rimborsi spesa.
Invece di vedere che, nonostante tutto, i parlamentari grillini lavorano e lo fanno presentando proposte di legge sul conflitto di interessi e sulla nascita di una commissione parlamentare d’inchiesta sullo scandalo del Montepaschi di Siena.
Un partito stritolato dalla pressione dei media che rischia di far svanire tutti i consensi ottenuti a febbraio. Forse ottenuti troppo in fretta 
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dando al Movimento Cinque Stelle anche la possibilità di dire sì all’accordo di Governo con il Pd. Che si sono fatti sfuggire continuando sulla loro volontà di non stringere alleanze con nessuno.
LEGA, SCELTA CIVICA E SEL: I PARTITI CHE CI SONO MA NON SI VEDONO.
Sfasciata completamente è invece la Lega Nord. Le macerie si chiamano espulsione di Borghezio dal Parlamento Europeo e caso Valandro- Kyenge.
Questo è quanto appare in superficie mentre cova sotterranea la distanza che incorre tra il fondatore Umberto Bossi e il segretario Roberto Maroni. Una frattura ormai insanabile che ha portato il numero uno dell’Emilia Romagna a proporre l’allontanamento del Senatur dal partito. Essendo appoggiato anche da tutti i maroniani visto che Bossi è stato definito “assente ingiustificato all’ultima riunione di Treviso. Una Lega morta anche a causa dei risultati elettorali dove non vince nemmeno quando scende in campo il loro sindaco più amato: Flavio Tosi da Verona.
Scelta Civica? La flotta dei parlamentari di Mario Monti appoggia il governo delle larghe intese. E oltre questo sembra non esistere. Perché i suoi ministri non si distinguono né per dichiarazioni choc e nemmeno per grandi provvedimenti. I suoi parlamentari sono i meno presenti sia nel proporre disegni di legge che nell’andare in aula.
Sinistra Ecologia e Libertà non è da meno. In aula c’è di più ma continua a vivere di luce riflessa del Partito Democratico. Perché se ufficialmente è all’opposizione nella realtà firma disegni di legge insieme all’ex alleato elettorale. Come quello dell’istituzione di una commissione parlamentare sull’esistenza di fenomeni mafiosi.
Tutti in crisi e in cerca d’autore. E fuori dal parlamento la situazione non è migliore e lo vedremo prossimamente.

DI Viviana Pizzi - http://www.infiltrato.it/

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