spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 4 giugno 2013

Romanzina a Letta, Alfano, Quagliariello e Franceschini e gli dà sette giorni per un ddl.

Riforme, Napolitano s'è scocciato

Il semipresidenzialismo mina il Pd. Grillo: B. vuol fare il duce 
 di Franco Adriano  

Il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, a fronte dell'ennesima impasse dei partiti sulle riforme, si è napoletanamente scocciato. E dopo essersi ricavato il ruolo (domenica) di vigile per evitare che la politica «scivoli di nuovo verso opposte forzature e rigidità» ed aver fissato 18 mesi per portare a compimento qualche risultato, ha pensato bene che era opportuna una ramanzina.
Così, ieri mattina li ha voluti tutti lì al Quirinale: il presidente del consiglio, Enrico Letta, il vice-premier Angelino Alfano, il ministro per le Riforme, Gaetano Quagliariello, il ministro ai Rapporti con il parlamento, Dario Franceschini. Alla fine, gli ha dato tempo fino al termine della prossima settimana per giungere ad un primo testo (nel pomeriggio il presidente ha incontrato anche il leader referendario Arturo Parisi). Alla fine, il presidente era proprio soddisfatto. Quagliariello ha commentato così l'incontro: «Napolitano ha tenuto a sottolineare che il suo ottimismo non è mai venuto meno perché il ritmo assunto dal processo di riforma è considerevole». Tuttavia, ha ammesso, «è stata un'esortazione a non smarrire questo ritmo per strada». Sull'iter delle riforme Quagliarello ha aggiunto: «Ho un mandato che si muove tra due pilastri, il primo è la volontà delle forze politiche di fare la riforma delle istituzioni partendo dalla posizione che la Costituzione non va abrogata ma aggiornata. Il secondo pilastro è che questa riforma non si può esaurire con una sola riforma della legge elettorale». Lo stesso ministro aveva anticipato ad un quotidiano: «O si trova un punto di caduta comune discutendo al riparo dai riflettori, e io non dispero, oppure bisogna accelerare il più possibile la scelta della forma di governo e dunque la vera riforma elettorale». Con l'incontro al Quirinale si è entrati nella seconda fattispecie.
Ma è già guerra sul semipresidenzialismo
Eppure, proprio sull'apertura al semipresidenzialismo alla francese (sistema gradito alla stragrande maggioranza degli italiani, secondo i sondaggi) da parte del premier Letta, ha sollevato una bufera. Intanto, perché ha diviso il Pd e poi perché Beppe Grillo ne ha immediatamente approfittato per pronunciare il suo no: «Silvio Berlusconi vuole fare il duce». Tra gli oppositori interni al partito di Guglielmo Epifani anche Massimo D'Alema: «Meglio un capo dello Stato super partes». Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, ha messo in evidenza che ci sono altri problemi da risolvere come ad esempio il «bicameralismo che spesso rallenta l'iter delle leggi» o la legge elettorale che «non è più in grado di assicurare maggioranze stabili». Per Nichi Vendola la «destra vuole seppellire la Costituzione». Per contro, Letta ha entusiasmato gli esponenti del Pdl. Il vice-presidente del Senato, Maurizio Gasparri, ha registrato le «aperture» che vanno colte in maniera positiva perché «spingono per l'elezione diretta a suffragio universale del Capo dello Stato dotato di poteri reali»: «È la vera svolta democratica del Paese in Italia già è in atto un presidenzialismo di fatto. È tempo che ci sia un presidenzialismo di diritto», ha concluso.
Grillo ad alzo zero
Napolitano, Berlusconi, i partiti, i giornalisti (...)Grillo ad alzo zero
(...) Con Napolitano, Grillo ce l'ha perchè alla sua età pretende di fare il regista politico sulle riforme e perché non ha il potere di fissare il termine di 18 mesi al governo Letta. Se la prende con Berlusconi perché vuol completare il piano di rinascita di Licio Gelli di cui il presidenzialismo è un cardine. «Quello che non gli era riuscito con la bicamerale dalemiana del 1997», si legge in un post, «gli riesce oggi con questo vergognoso governo dell'inciucio. A questo e' riuscito ad arrivare il pd (menoelle, ndr) nella sua deriva obbrobriosa verso l'antidemocrazia. Con i giornalisti, poi, «verrà un giorno in cui faremo i conti».
Le tappe della riforma
Le tappe della riforma, secondo le notizia trapelate in serata, prevedono un ddl sul 138, il cui indirizzo è stato sancito dalle mozioni approvate dal parlamento e che potrebbe vedere un esame preliminare già questa settimana in Consiglio dei ministri; poi la nomina della commissione di esperti che avrà funzione consultiva per il governo: sarà di 20-25 elementi (secondo il modello della Commissione Balladur) che potrebbero essere nominati già in questi giorni, visto che è necessario un semplice decreto del presidente del Consiglio; e infine la consultazione pubblica via internet secondo criteri stabiliti in precedenza.
La parola alla difesa. Processo Ruby a sentenza il 24 giugno
I legali di Silvio Berlusconi, gli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini, ieri hanno terminato le loro arringhe difensive al processo Ruby che vede Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile. Il processo è stato aggiornato al 24 giugno quando la procura avrà l'occasione di controreplicare, se lo riterrà opportuno, e poi i giudici, salvo sorprese, dovrebbero riunirsi in camera di consiglio per la sentenza. Nel giorno della difesa il primo a prendere la parola è stato Ghedini . Ha chiesto l'assoluzione per il suo assistito e definito «prevenuti» i giudici davanti ai quali si celebra il processo, sostenendo di aver «avuto l'impressione di ingenerare un certo qual fastidio nei confronti dei giudicanti». Per Ghedini la richiesta di pena a sei anni è semplicemente «stratosferica». Il legale ha poi ribadito che il suo assistito non ha mai avuto rapporti sessuali con Karima El Marough e affermato che credeva fosse egiziana: tanto da parlarne in un «pranzo istituzionale: questo dimostrerebbe che ne era certo, «a meno che non lo si ritenga un pazzo». A confermarlo non sono stati, ha ricordato, solo testi della parte politica dell'imputato, come gli ex ministri Franco Frattini e Giancarlo Galan, ma anche un teste 'neutrale' come l'interprete del vertice italo-egiziano del 2010. Ghedini ha anche replicato alla tesi della Procura secondo cui «i testi della difesa sono inattendibili perchépagati da Berlusconi». La Procura «dimentica che questi testi ricevevano un aiuto economico prima di questo processo e che questo aiuto è continuato in maniera aperta». «Sono 50 i testimoni che dicono tutti le stesse cose, sono fatti oggettivi il resto è fantasia», ha concluso. Il vice presidente della Regione Lombardia Mario Mantovani ha annunciato che un'eventuale condanna di Berlusconi «mobiliteremo i cittadini contro i magistrati politicizzati». «Bisognerà lavorare nel Paese affinché si crei una maggioranza che condanni la politicizzazione della magistratura», ha concluso.
Truffa all'Inps
Quattro persone sono state arrestate dal Nucleo valutario della Guardia di finanza per le accuse di truffa all'Inps e al ministero della Giustizia. L'inchiesta ha portato in carcere due avvocati, Nicola Staniscia e Gina Tralicci, e la funzionaria dell'Enas Adriana Mezzoli. Agli arresti domiciliari è finita invece Barbara Conti, collaboratrice dello studio Staniscia. Nell'inchiesta è indagato il senatore Aldo Di Biagio, ex Fli eletto nelle ultime elezioni nelle file di Scelta civica. Per lui è stato ipotizzato il reato di associazione per delinquere.

Nessun commento:

Posta un commento

5 STELLE