spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

mercoledì 5 giugno 2013

Scontri Turchia: avanza la rivoluzione mediterranea

Tali lotte sociali stanno attualmente dilagando nel Paese, a seguito della crisi e delle scelte antipopolari compiute dal governo islamico “moderato” del partito AKP. Quest’ultimo abbina posizioni bigotte e paraintegraliste alla promozione del peggior capitalismo liberista. Né finora risulta aver fatto alcun passo per accogliere le proposte di pace formulate dal popolo kurdo e dal suo leader Abdullah Ocalan.
Il modello turco è in fondo quello portato avanti in tutto in Nordafrica e nel Medio Oriente per fronteggiare le rivolte di massa originate dalla natura dispotica dei regimi. La ricetta prescelta è quella dell’accesso al governo di regimi confessionali che ricordano per certi aspetti la Democrazia Cristiana cui fu affidato il contenimento del comunismo nel secondo dopoguerra, in Italia come altrove. Ma si tratta di scelta che oggi non riesce a prevalere proprio perché le società islamiche mediterranee sono laicizzate in modo crescente. Ciò vale in primo luogo per la Turchia che ha una tradizione laica forte, voluta in buona misura anche dal padre della patria Ataturk.
Ma c’è un altro aspetto della rivolta turca che risulta di particolare interesse ed attualità anche per noi. Si tratta della ribellione popolare contro scelte urbanistiche e sistemazioni del territorio che non risultano compatibili con la volontà delle popolazioni direttamente interessate. Da questo punto di vista il governo turco rivela, al pari di altri, la sua natura di comitato d’affari per le forze speculative, siano esse di natura finanziaria, edilizia od altra ancora. Ignorando ogni esigenza di democrazia e di salvaguardia ambientale, il regime ha deciso la distruzione di Gezi Park, un parco storico nel centro di Istanbul, per fare spazio a un centro commerciale. Alla protesta giovanile e popolare il governo ha risposto impiegando in modo massiccio forze di polizia avvezze alla tortura e alla brutalita’ contro qualsiasi opposizione. Ma la rivolta e’ dilagata nelle altre citta’ turche da Smirne ad Ankara.
Quello che l’attuale rivolta del popolo turco e degli altri popoli che abitano questo grande Paese, innanzitutto quello kurdo, sta a dimostrare, è che la gente è stanca di una finta democrazia che prevede solo la possibilità di elezioni periodiche di rappresentanti, oltretutto spesso con sistemi elettorali iniqui, di cui quello turco è un esempio evidente prevedendo soglie di sbarramento altissime.

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