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PENSATOIO DI IDEE

venerdì 17 gennaio 2014

SULLA LEGGE ELETTORALE SALE LA TENSIONE NELLA MAGGIORANZA

Legge elettorale, bersaniani: “No allo spagnolo”. Alleati del Pd: “Vertice o crisi”

Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e Popolari per l'Italia: "Ampia intesa tra le forze che sostengono il governo, il cui rapporto non può essere essenziale solo per le difficili quotidiane e a volta impopolari attività di governo"

Angelino Alfano e Mario Monti
Il problema non è solo il duello tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e il segretario del Pd Matteo Renzi che ha reso obbligatorio un confronto tra i due. La questione della legge elettorale diventa sempre di più la questione della sopravvivenza del governo. Si arrabbiano i mini-alleati del Pd (Nuovo Centrodestra,Scelta Civica e i Popolari per l’Italia di Mario Mauro) che per la prima volta si uniscono contro la fretta (e la pace separata con Forza Italia) di Renzi. E soprattutto si arrabbia – di nuovo – la minoranza del Pd,dopo che la direzione ieri aveva dato il via libera alla linea del segretario. “Il sistema spagnolo non lo votiamo” dice Alfredo D’Attorre, bersaniano. E il sistema spagnolo è la piattaforma d’accordo – già notevolmente avanzata – su cui lavorano Denis Verdini e Roberto D’Alimonte, i due delegati di Berlusconi e Renzi.
chiedono la convocazione immediata di un vertice di maggioranza per evitare che il sottile equilibrio su cui si regge il governo, anche per le tensioni interne al Pd, provochi una crisi al buio. Ieri già era stata pubblicata una nota congiunta di Ncd e Scelta Civica, oggi per la prima volta la questione si estende agli ex montiani fuoriusciti che hanno seguito il ministro della Difesa nell’operazione di avvicinamento all’Udc. Tutto questo mentre Renzi si prepara al confronto con Silvio Berlusconi (fissato per domani 18 gennaio nel tardo pomeriggio) e soprattutto sta per cominciare il dibattito in Parlamento: prenderà il via lunedì 20 gennaio alle 14.30 la discussione generale in commissione Affari Costituzionali alla Camera. In calendario il dibattito dalle 14.30 alle 23.30 di lunedì e dalle 9 alle 12.30 di martedì. Lavori al via, dunque, prima della Direzione, in programma lunedì alle 16, in cui il Pd farà la sua scelta. “Ma noi non faremo interventi prima di allora”, spiega il capogruppo Pd in commissione, Emanuele Fiano.
Nuovo Centrodestra, Scelta Civica e Popolari per l’Italia che insieme ai democratici formano la maggioranza che sostiene l’esecutivo di Letta ritengono “urgente – scrivono i capigruppo – un incontro di maggioranza per evitare che il sottile equilibrio su cui si regge il Governo, anche per le tensioni interne al Pd stesso, provochi una crisi di Governo al buio”. “Un passaggio così delicato come la riforma elettorale e la comune volontà di superare il bicameralismo paritario, che rallenta in maniera ormai inaccettabile l’efficacia dell’azione legislativa e di Governo – aggiungono Enrico Costa, Maurizio Sacconi, Andrea Romano, Gianluca Susta, Lorenzo Dellai e Lucio Romano - richiedono un’ampia intesa tra le forze di maggioranza il cui rapporto non può essere ritenuto essenziale solo per le difficili, quotidiane, a volte impopolari attività di governo. Il doveroso confronto in Parlamento con tutte le forze politiche sulla riforma della legge elettorale e della Costituzione non può infatti far venir meno la necessità di un preliminare accordo delle forze di maggioranza che si sono costituite proprio per guidare il Paese in una fase difficile di transizione attraverso le riforme necessarie”. I gruppi parlamentari ribadiscono “la loro disponibilità, in tempi rapidissimi, a condividere con il Pd e successivamente discutere con le opposizioni un pacchetto di riforme che prevedano il superamento del bicameralismo paritario, una legge elettorale che garantisca rappresentanza delle culture politiche, governabilità e stabilità degli esecutivi, anche attraverso un modello di doppio turno e una significativa riduzione del numero dei parlamentari“.
“Tre aree politiche della maggioranza su quattro – commenta Dellai – richiamano il Pd al rispetto di un metodo di condivisione nella comune volontà di procedere nella riforma e avvertono che, se dovesse prevalere la scelta della forzatura nel metodo e nel merito, il Pd si assumerebbe la responsabilità di una crisi drammatica nel governo del Paese, proprio mentre tutto dovrebbe indurre a valorizzare gli sforzi fatti e a concentrarsi sul lavoro e sulla ripresa economica, attraverso un cambio di passo – ora possibile – del governo Letta”. Molto più chiaro Fabrizio Cicchitto (Ncd): “Adesso Renzi ci deve dire qual è la sua posizione vera sia sul governo sia sulla maggioranza – dice – Infatti, per ciò che riguarda la riforma elettorale, Renzi deve sapere che comporre su di essa una maggioranza di segno opposto a quella del governo, provoca inevitabilmente la crisi”. Nuovo Centrodestra sostiene infatti l’opzione del doppio turno nel formato del “sindaco d’Italia”. Cicchitto spiega anche perché: “Con 3 grandi schieramenti in campo,solo il doppio turno garantisce la governabilità,cosa impedisce che ci sia su questo una intesa di maggioranza richiesta anche dalle varie formazioni derivanti da Scelta Civica e quindi un confronto con le forze di opposizione, da Forza Italia, alla Lega, a Fratelli d’Italia, al M5S. Se si rovescia questa procedura che ha un fondamentale valore politico, si vuole far saltare tutto. Ma questa non è una posizione responsabile e troverebbe in Parlamento delle enormi difficoltà”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/01/17/legge-elettorale-i-piccoli-del-governo-contro-renzi-vertice-di-maggioranza-o-crisi/847569/

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