spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

martedì 29 ottobre 2013

LA FINE DI MISS ITALIA

L'accanimento terapeutico su Miss Italia
Non sono bastate le tunichette di latex per fermare  il disfacimento onirico  della ragazza della porta accanto
GIANLUCA NICOLETTI








E’ stato consumato l’ ultimo atto dell’ annichilimento di Miss Italia. Un disperato tentativo di accanimento conservativo era stato azzardato dai tecnici di tanatoprassi de La7, ma  è stato inutile.  I segni implacabili del disfacimento l' avevano già da tempo devastata. Scompare così anche l’ ultimo pallido ricordo della più antica kermesse telemammona. 
Laddove già si era abbattuto implacabile il maglio istituzionale, in nome del politicamente corretto, si era già espresso il veto incrociato dei grandi network televisivi, con il verdetto inappellabile d’essere fuori mercato. Un referto senza speranza, che sapeva tanto di estremo invito all’ accettazione della fine. Miss Italia non si è voluta rassegnare al fatto che il suo tempo fosse passato, ha voluto riprovarci contro tutto e contro tutti. La cura palliativa non ha avuto nessun misericordioso effetto, al contrario ha solo prolungato la sua agonia. 

Non sono bastate le tunichette di latex che rivestivano le concorrenti, sfrontato tentativo d’ esorcismo all’ ultima penitenziale edizione 2012, che impose il monacale braghettone alle belle in concorso. 
Non è servito l’ estremo tentativo di sparigliare cambiando gli officianti. I due attori recitavano un copione che non convinceva loro per primi, la serata è stata trascinata con crescendo catatonico in ogni sua fase. L’ unica battuta riconoscibile di Massimo Ghini è stata quando, riferendosi al balletto Bollywood si è lasciato sfuggire: “Ha fatto una crasi” citando subliminalmente un cinepanettone con Cristian de Sica nella vasca da bagno, che gli rispondeva: “strano di solito fanno le bolle”. 
Persino la premiazione, che ha sempre rappresentato il "punctum" di tutta la manifestazione, è stata attraversata da un profondo singulto depressivo. Nessun abbraccio tra le finaliste avvinte in attesa del verdetto, nessuna lacrima della vincitrice, che  sullo scollo ha tatuato l' invito a seguire "virtute e canoscenza", ma alla quale  è stato regalato un tristerrimo piatto di ceramica da cucinino d' antàn. Nessuna pioggia di stelle filanti ed effetti elettronici da prediciottesimo su Youtube. 

E’ finita così la magica epopea dell'anziana ragazza (classe 1939!) della porta accanto. Se ne è andata dall’immaginario telegeneralista, senza gloria e senza rimpianto. Siamo stati indotti, per generazioni, ad allucinarla come il culmine della scala del desiderio maschile consentito, ma sapevamo quanto fosse un’ ipocrita convenzione, studiata come premio della lotteria per aspiranti artiste della passerella, ma anche per regalare lampi d’ispirazione pruriginosa a tanti probi padri di famiglia.  
Solo ora, che l’ appartamento accanto è stato finalmente sgomberato, qualcuno penserà ad attivare gli ammortizzatori sociali per l’ esercito di belle senza speranza, che  si troveranno improvvisamente esodate.    
Sarà un sollievo  per i più impenitenti maschiacci, che potranno sentirsi, finalmente, artefici indiscussi della loro onirica turpitudine.  

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