spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

venerdì 25 ottobre 2013

UNA ANALISI STRUTTURALE DELL' M5S . UNA LETTURA OGGETTIVAMENTE CONDIVISIBILE.

M5S come una setta? Un test analitico per rispondere




Dopo la recente “sconfessione” tramite post da parte di Grillo e Casaleggio nei confronti dei senatori pentastellati che hanno proposto l’abolizione del reato di clandestinità, sono tornate in primo piano le polemiche sul metodo del M5S spesso paragonato a quello di una setta.
rigidi regolamenti, le espulsioni, i divieti hanno portato in più occasioni e fin dagli esordi esponenti e oppositori del Movimento a fare questo paragone citando anche la famosa setta Scientology.
Quando si parla di setta è importante sapere che esistono delle caratteristiche precise, punti dettagliati, che se riscontrati nel gruppo analizzato decretano la sua natura settaria. Una check list adottata anche dal nostro Ministero degli Interni per distinguere le sette e le “psico-sette” da religioni, partiti, aziende e gruppi di ogni genere.
Passiamo il Movimento 5 stelle al vaglio di questa check list, in modo analitico al di là di preconcetti religiosi e politici e vediamo se veramente quella di Grillo e Casaleggio è più una setta che un movimento politico.
Il piano salvifico è un elemento che ritroviamo nel M5s: la democrazia diretta attraverso la rete grazie alla quale il genere umano governerà se stesso rovesciando ogni governo corrotto. Così come le date della fine del mondo vengono annunciate e poi rimandate dalle sette, anche il lancio della piattaforma per la democrazia diretta subisce dei ritardi.
Il testo sacro è beppegrillo.it unica fonte da leggere, attraverso la quale avviene un controllo delle informazioni, altro sistema tipico delle sette. Non leggete i giornali, non guardate i Tg, i giornalisti mentono.
La richiesta di purezza e la confessione sono fra i punti principali del Movimento. Nessun precedente giudiziario, nessuna iscrizione a partiti, pubblicazione del proprio cv e nessuna appartenenza a organizzazioni come la Massoneria. Pena l’espulsione. Caratteristica che differenzia le sette dalle religioni e che ha causato molte polemiche. L’espulsione avviene per ogni grave violazione del regolamento e gli espulsi vengono disconnessi dal gruppo e attaccati pubblicamente.
La dottrina è più importante della persona. L’abbiamo visto anche ieri quando i “guru” hanno ricordato che il programma non parlava dell’abolizione del reato di clandestinità. Ok la democrazia dal basso ma finché non intacca la dottrina che resta comunque al primo posto.
I leader irraggiungibili, coi quali è difficile parlare di persona anche per gli eletti del Movimento promuovono altri due punti che ritroviamo nella check list: dispensazione dell’esistenza emanicheismo. Significa decretare chi è degno di vivere e chi no e affermare che solo chi è interno al gruppo ne è degno, tutti gli altri sono nell’errore e sono nemici. Sappiamo infatti che è vietata qualunque alleanza e amicizia con qualsiasi altro partito. Mandiamoli “tutti a casa”.
Il controllo e la gestione del denaro sono effettuati attraverso una politica di trasparenza per la quale gli eletti del Movimento devono rendere conto delle proprie spese. Gli eletti come sappiamo devono inoltre restituire parte del loro stipendio. Questo contribuisce ad una cultura di distaccamento dal materialismo, disinteresse per il denaro (da parte degli adepti) tipico di religioni e sette volto ad un ridimensionamento delle ambizioni personali e in alcuni casi ad ottenere donazioni.
Altro elemento caratteristico di Grillo e delle sette è la modificazione del linguaggio. Cambiando le parole si cambia anche il significato che attribuiamo alle cose e quindi l’opinione che abbiamo di determinate persone e concetti. Cambiare i nomi dei partiti “pdmenoelle”, dei politici, degli elettori, dei giornalisti, contribuisce a promuovere un linguaggio comune attraverso il quale si influenzano le opinioni e ci si identifica come appartenenti ad un gruppo. Vediamo infatti che gli elettori del Movimento anche quando commentano articoli e post sui social e sui siti dei giornali adottano lo stesso linguaggio del leader, gli stessi neologismi e soprannomi.
Se mi fermassi qui, l’evidenza ci direbbe che siamo senza dubbio di fronte a una setta. Ma non è proprio così.
Dobbiamo fare attenzione a una questione fondamentale che spesso non viene sottolineata. I metodi tipici delle sette riscontrati nel M5s sono attuati solo nei confronti degli esponenti del Movimento.
A nessun elettore sono richiesti purezza, obbedienza, confessione o imposti controllo delle informazioni, dell’ambiente e del denaro. Questo è un punto fondamentale che differenzia le sette da altri tipi di organizzazione. In una setta avviene un controllo serrato di ogni adepto o candidato tale, non solo degli esponenti. Avviene attraverso vere e proprie opere di spionaggio ad opera degli altri adepti che obbligati a confessare i “peccati” degli altri riportano precisi resoconti di ognuno alla leadership.
Questo non avviene nel Movimento di Grillo e Casaleggio e quindi non possiamo parlare di setta. Il fatto che i punti siano applicati verso gli eletti non è né più né meno ciò che accade in tutte le grandi aziende e in molte organizzazioni “normali”. Per sopravvivere e funzionare bene un’organizzazione deve necessariamente attuare alcuni di questi punti.



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