spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

venerdì 27 dicembre 2013

IL PACCHETTO LETTA PER IL LAVORO

GOVERNO LETTA VARA IL PACCHETTO  LAVORO



Un giudizio complessivamente positivo per la direzione intrapresa. Con tanti dubbi, piccoli e grandi, sulla reale portata delle misure adottate dal governo Letta. È quel che si ricava sondando economisti ed esperti di diritto del lavoro sul combinato disposto del pacchetto varato italiano e delle misure attivate dal Consiglio europeo per combattere la disoccupazione giovanile. 
«Dobbiamo essere consapevoli che questi interventi lavorano "al margine"» è il dubbio di fondo di Leonello Tronti, presidente dell'Associazione economisti del lavoro. «Non hanno cioè il potere di creare nuovo lavoro: la loro utilità è definire una direzione più chiara per la redistribuzione del lavoro esistente. Oggi – spiega – per creare nuova occupazione c'è bisogno di accelerare gli investimenti, di accrescere la propensione a reinvestire i redditi da capitale. Si tratta quindi di modificare il quadro delle convenienze economiche, di accrescere gli investimenti pubblici, di usare al meglio i fondi strutturali europei, di attrarre più investimenti esteri, detassandoli. E poi, servirebbe una politica industriale per indirizzare il risparmio privato verso imprese sane e meritevoli passando per il tramite di una garanzia pubblica. Tutte cose che richiedono la capacità politica di ragionare su un orizzonte di medio termine».
Di diverso avviso è invece Marco Leonardi, economista dell'Università di Milano: «Quello varato dal governo Letta è un provvedimento importante perché evidenzia che l'obiettivo da perseguire oggi è una riduzione del costo del lavoro, e che ha invece poco senso concentrarsi sull'articolo 18 o sulle regole di assunzione. Certo, i fondi sono temporanei e non permanenti, cosa di cui ci sarebbe molto bisogno. Ma una fiscalizzazione permanente degli oneri sociali è molto costosa». 
C'è chi, come l'economista Tito Boeri, ha scritto su "La Voce" che gli incentivi potranno riguardare al massimo trentamila persone, non 200 mila. «Giovannini e Letta hanno detto che la platea potenzialmente interessata dal provvedimento è di duecentomila persone, non che ci saranno duecentomila nuove assunzioni», ribatte Leonardi. «Personalmente – aggiunge - non mi pare trascurabile ottenere trentamila posti di lavoro in più all'anno, tenendo conto che siamo in emergenza, perchè la disoccupazione giovanile è letteralmente esplosa negli ultimi tre anni».
Michel Martone, docente di diritto del lavoro alla Luiss ed ex viceministro del lavoro del Governo Monti, dà atto a Enrico Letta di aver ottenuto un successo politico orientando l'agenda europea sull'occupazione giovanile. Il lato debole, anche per Martone è nella carenza delle risorse stanziate. «Per questo - osserva- l'aumento effettivo di nuovi posti di lavoro dipenderà dal miglioramento della congiuntura internazionale. Per quel che riguarda il pacchetto italiano - aggiunge - sarebbe stato opportuno mostrare più coraggio sulla flessibilità in entrata e si é persa l'occasione di varare una norma sperimentale in vista dell'Expo in tema di contrati a termine e di partite Iva». 
Stefano Scarpetta vicedirettore del dipartimento lavoro dell'Ocse, sottolinea invece che il Governo molto opportunamente ha puntato sulla fascia dei lavoratori maggiormente disagiati. «Molto importante – aggiunge Scarpetta – è poi la sfida implicita nel pacchetto europeo, in rapporto alla capacità da parte dell'Italia di usare le risorse della garanzia giovani. In altri paesi, come Finlandia e Svezia, le agenzie per l'impiego svolgono un ruolo attivo per capire quale strategia di riqualificazione "personalizzata" adottare. In Italia agiscono a livello decentrato: per evitare sprechi si potrebbe seguire l'esempio della Svizzera che ha adottato linee guida "centrali" molto precise per definire risorse e performance delle varie agenzie». 

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-06-30/riserva-pacchetto-letta-084452.shtml

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