spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

lunedì 23 dicembre 2013

GIANNI PARDI: SOLO UN GOVERNO DI ESTREMA SINISTRA PUO' SALVARE L'ITALIA.


MODO PARADOSSALE DI SALVARE L’ITALIA


La logica, se uno è abituato a prenderla sul serio, può rivelarsi una nemica. Ad andar bene, un’amica sorniona che ci prende in giro. In questi casi, le persone brillanti se la cavano con un aggettivo: “paradossale”. Purtroppo a volte “paradossale” non significa, come dovrebbe, “brillante ma inconsistente”; significa, più prosaicamente: “non so che cosa rispondere e per questo faccio finta che sia uno scherzo”. E allora proponiamo uno scherzo a chiunque sia visceralmente anticomunista.
L’Italia è nei guai fino al collo. Gli anticomunisti – essendo per la meritocrazia, per la libertà, per l’individualismo, per il diritto anche di arricchirsi col proprio lavoro – pensano che questi guai derivano dalla tendenza tutta italiana allo statalismo e in sintesi al vagheggiamento di uno Stato cripto sovietico. Tendenza che impedisce di fare quelle riforme anche minime che potrebbero migliorare la situazione presente. Dunque è inutile desiderare che un governo aggressivo di centrodestra, o perfino di centrosinistra,  tenti con risolutezza di realizzare le riforme necessarie: non solo susciterebbe la più feroce opposizione delle altre forze politiche, ma anche la reazione della piazza e non approderebbe a nulla. S’è anche visto.
Questo punto va ribadito. L’opposizione va contro il governo qualunque cosa faccia. È perfino capitato (per le riforme costituzionali attuate dal centrodestra) che, divenuta maggioranza, essa si sia impegnata ad abolirle, pur riconoscendo sottovoce che la maggior parte di esse erano utili, se non addirittura necessarie. Viceversa, quando la riforma è proposta dal governo amico, la si dichiara necessaria e nel momento in cui va in porto si alzano peana di vittoria. Questa la regola. E tuttavia questo principio non ha funzionato quando si è andati contro gli idola del popolo italiano. Ricordiamolo: c’era un governo dichiarato di salute pubblica; sostenuto dalle autorità Europee; voluto dal Presidente della Repubblica; costituito dal massimo partito di centrosinistra e dal massimo partito di centrodestra, oltre che presieduto da una personalità definita super partes come Mario Monti. Lo schieramento, oltre tutto incensato dai giornali, sembrava invincibile e tuttavia, quando si è tentato di cambiare un particolare dello Statuto dei Lavoratori, la formulazione dell’art.18, il sindacato della sinistra è insorto ed ha annichilito tutte le belle autorità che abbiamo elencato prima. La conclusione è ovvia: non solo la sinistra attuale non ha nessuna intenzione di attuare le riforme necessarie ma, se anche l’avesse, l’Italia le impedirebbe di farle.
E qui si arriva al paradosso. Se un governo di centrodestra non può salvare l’Italia; se un governo di centro non può salvare l’Italia; se un governo di centrosinistra non può salvare l’Italia, rimane solo la possibilità che un governo di estrema sinistra l’affossi definitivamente. Così essa supererà lo stallo. I fumatori troppo viziosi, per attuare un serio tentativo di svezzamento smettono di colpo quando gli si dice che hanno contratto un cancro ai polmoni. Solo il massimo danno convince alcuni ad adottare dei rimedi prima giudicati inaccettabili. Dunque tutti gli anticomunisti viscerali, tutti i moderati di centrodestra, tutte le persone che amano l’Italia dovrebbero votare per Sinistra e Libertà, permettendo a questo benemerito partito di attuare finalmente tutte le sua proposte. Fino a costringere i nostri cari concittadini ad assaggiare in concreto i risultati di una politica collettivista. All’Italia l’esperienza fatta per settant’anni dall’Unione Sovietica e per quasi cinquanta dagli sfortunati Stati Satelliti dell’Est Europa non è bastata.
Una volta che avremo toccato il fondo avremo forse quel buon senso economico-sociale che un antico pragmatismo ha insegnato gli inglesi e una lunga ed amara esperienza a tutti i Paesi del Socialismo Reale. In un modo o nell’altro dobbiamo pur uscire da una mentalità che è scomparsa perfino in Viet Nam. E se il prezzo da pagare sarà quello di sostituire la statua di Marco Aurelio, sul Campidoglio, con quella di Marx a cavallo, vuol dire che lo sopporteremo. Del resto, la vedova ottantenne che abita da sola in un basso di Napoli non si sta già assuefacendo all’idea che bisogna pagare la pigione con denaro tracciabile, in modo che il suo padrone di casa e lei stessa non portino i loro capitali all’estero, sottraendoli all’insaziabile fame del Leviathano?
Gianni Pardo,17 dicembre 2013

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