spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

venerdì 4 ottobre 2013

I DIKTAT DELLA TROIKA

Aiuto, la Troika!








Si evoca la Troika in queste ore, insieme al dramma del popolo greco, per giustificare la nascita di un nuovo governo pastrocchio, totalmente assoggettato ai diktat di Bruxelles e di Francoforte. Come se il commissariamento del paese da parte dell'organismo tripartito fosse automatico ed indipendente dalla volontà dei governi nazionali.
Niente di più falso. Il ricorso agli aiuti del Fondo Salva Stati (Mes) è una scelta che i governi europei "possono" compiere, non il frutto di automatismi insiti nella disciplina di bilancio attualmente in vigore nell'Eurozona.
Più seria, da questo punto di vista, è la questione del vaglio preventivo da parte della Commissione della legge di stabilità, che va trasmessa a Bruxelles entro il 15 ottobre prossimo. Ma qui siamo di fronte ad un dato acquisito dopo la ratifica degli ultimi trattati europei, che vale con o senza Letta a Palazzo Chigi. Per come è stato congegnato il meccanismo del controllo preventivo sulle manovre di bilancio, che ci sia un governo in sella o un governo dimissionario, che il premier sia Letta o, per esempio, Saccomanni, non cambia assolutamente nulla.
L'obiettivo di queste manovre è solo quello di far "quadrare" i conti, non quello di programmare politiche di sviluppo. D'altronde non è un caso che il vecchio Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef) oggi si chiami semplicemente Documento di economia e finanza (Def) e le leggi finanziarie abbiano assunto la denominazione di leggi di "stabilità".
Si dirà: ma se tutto va a scatafascio, per tranquillizzare gli investitori avremmo bisogno di iniezioni di liquidità che solo l'Europa, alle condizioni concordate con la Troika, potrebbe garantirci. È un ragionamento del tutto errato, che si basa su un approccio viziato alla radice.
Il problema dell'Italia non è la mancanza di equilibrio nei conti pubblici, ma la recessione prolungata che sta falcidiando imprese, consumi e posti di lavoro. Una recessione che si alimenta proprio delle politiche di austerità imposte dai protocolli dell'Europa unita. In questo quadro il "peso specifico" del nostro debito pubblico, certamente abnorme, dipende direttamente dalla performance dell'economia: più il Pil arretra, più difficile diventa la sua sostenibilità. Ciò a maggior ragione in un contesto dove il paese ha abdicato alla sua sovranità monetaria e la Banca centrale europea non può assolvere direttamente ad una funzione di prestatrice di ultima istanza.
E così, mentre ci si aspetterebbe una riflessione seria, di buon senso, su come interrompere la grave spirale recessione/austerità/recessione che sta prostrando il paese intero, tutta l'attenzione del mondo politico si concentra sullo sforamento di un decimale del tetto del deficit. Ciò, dopo soli quattro mesi che si era brindato a champagne per la fine della procedura di infrazione per deficit eccessivo che durava dal 2009.
Ma a nessuno è venuto in mente che il nuovo sforamento della soglia del 3% è il frutto della contrazione del Pil e che nuove "manovre correttive" sui conti pubblici anziché risolvere il problema rischiano di aggravarlo?
Che, insomma, c'era poco di che festeggiare a maggio, quando la Commissione decideva che la procedura di infrazione andava chiusa, visto l'andamento reale dell'economia in rapporto alle stime ufficiali sulla crescita?
Anziché evocare la Troika a sproposito, perché non si tiene conto del monito che viene dalla Grecia, dove l'esasperazione della logica del rigore ha creato danni irreparabili all'economia ed alla società, con ripercussioni serissime anche sulla tenuta della democrazia?
Parliamone della Grecia, ma non per strumentalizzarne la sofferenza. Il "laboratorio" ellenico costituisce la prova inconfutabile del fallimento di questo modello di costruzione europea. Dal suo caso, grave e terribile, bisogna partire non per agitare spauracchi, ma per cambiare la direzione di marcia di questa Europa.
Il problema non è avere un governo purchessia, ma cambiare le politiche di governo.

Nessun commento:

Posta un commento

5 STELLE