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PENSATOIO DI IDEE

lunedì 20 gennaio 2014

NAPOLI: SPARATORIE IN CITTA', LE PERIFERIE SOTTO IL CONTROLLO DEI CLAN..

A Napoli si spara sui poliziotti. I rioni in mano ai clan

ndr: cose nostre e vostre

due poliziotti feriti in una sparatoria durante un controllo a tre persone su uno scooter


Nel cuore della notte. C’è il posto di controllo. La pattuglia del commissariato Poggioreale setaccia quel confine difficile: la periferia Orientale della città. Un agente e un assistente capo notano uno scooter. In sella tre giovani scorrazzano per via Gianturco all’angolo con il popolare rione Luzzatti. Intimano l’Alt. La moto di grossa cilindrata – risultata rubata – rallenta. Sembra fermarsi. E’ una mossa criminale solo per far calare la tensione e trarne in inganno i poliziotti. Frazioni di secondo. Con un guizzo il conducente porta al massimo la manetta dell’acceleratore. Sgomma e la moto schizza. I due agenti si parano dietro la volante. Uno dei passeggeri – pistola in pugno – esplode a sangue freddo, con spietata violenza e codardia quattro colpi in rapida successione. I due poliziotti diventano bersagli mobili. Un agente è colpito di striscio, l’assistente capo all’addome. Altri due proiettili si conficcano nell’auto di servizio. Un agguato.
Sparare a vista chi si avvicina alla roccaforte. Non importa se siano affiliati a un clan rivale o forze dell’ordine. Sparare a vista. E’ l’ordine di sempre. All’ombra dei grattacieli del Centro Direzionale di Napoli si snoda il rione Luzzatti, una concentrazione di palazzoni di edilizia popolare. Casermoni e alloggi dormitorio delineati da strade a scorrimento veloce. Qui c’è – da sempre – il fortino di Vincenzo Mazzarella detto ‘o Pazzo, boss detenuto e ancora potente dell’omonimo clan di camorra, un tempo egemone nel Centro storico di Napoli e nei comuni della provincia. Anche se ‘O pazzo è finito in cella, anche se il figlio Michele sconta un ergastolo, anche se la moglie di quest’ultimo Mariarca Giuliano, a sua volta figlia di Lovigino, capo della dinastia di Forcella, è detenuta, il rione Luzzatti come il rione Forcella restano e sono “territori di camorra”. Inespugnabili.
Sotto il controllo degli affiliati. Non esistono diritti. C’è la legge del clan. E’ pura ipocrisia affermare il contrario. Falso dire che lo Stato è più forte. Sono rioni che appartengono al clan egemone. A Napoli è così. Lo sa bene la stessa Questura di Napoli: “Conteniamo il fenomeno. E’ come curare una malattia cronica. Quando ci sono riacutizzazioni il nostro intervento punta a normalizzare”. Il rione Luzzatti è invalicabile. Le strade sono guardate a vista. Quando c’è un summit oppure lo stoccaggio dei carichi di droga addirittura i killer si appostano sui terrazzi dei palazzi come dei tiratori scelti. Andare in giro su di una moto nel cuore della notte armati e pronti a tutto è normale al rione Luzzatti. Un Far West.
Nel cuore del rione Luzzatti c’ la villa di Vincenzo ‘O pazzo. Una specie di santuario. Vetri blindati e ingressi con i metal detector come le banche. Ai bei tempi prima della fine della latitanza del padrino era un via vai di “personalità”. Incontri, riunioni e strategie. Tavola imbandita e piatti luculliani offerti dai migliori ristoranti di Napoli. Un leopardo faceva la guardia alla Villa. Una sorta di “mascotte” da esibire agli amici e ai nemici. Quei due poliziotti potevano morire ieri notte. E’ stato solo un fortuito caso che non è avvenuto. Ora ci sarebbero state vedove e orfani. Pianti e parole vuote. Cerimonie e medaglie.
Mi chiedo quando il rione Luzzatti e in generale i rioni e i quartieri di camorra verranno messi a ferro e fuoco? Lo Stato faccia lo Stato. Il Ministro dell’Interno Angelino Alfano lasci per qualche mese le beghe politiche e si concentri sulla sua funzione. Il Capo del Viminale deve inviare donne, uomini e mezzi a Napoli. Qui c’è una guerra. Se non ora, quando? Pugno di ferro e fermezza. C’è una Napoli onesta, orgogliosa, fiera che vuole scrollarsi di dosso questa malacarne. Non se ne può più di questa montagna di merda che infesta e ammorba l’aria profumata di Napoli. Ognuno la propria parte ma fino in fondo.

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