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PENSATOIO DI IDEE

sabato 4 gennaio 2014

G8 di Genova, tre superpoliziotti agli arresti dopo 13 anni per le violenze alla scuola Diaz

G8 Genova, 3 poliziotti ai domiciliari 13 anni dopo. Agnoletto: “Ora le scuse”

A subire la decisione del Tribunale di sorveglianza sono Spartaco Mortola, che allora dirigeva la Digos di Genova (deve scontare otto mesi), Giovanni Luperi, ex dirigente dell’Ucigos ora in pensione (deve scontare ancora un anno) e Francesco Gratteri




“Meglio tardi che mai. Dopo quasi dodici anni dai fatti, due giorni fa, il 31 dicembre, tre dei poliziotti più alti in grado presenti a Genova durante il G8 del 2001 sono stati arrestati per la ‘macelleria messicana’ della notte della Diaz”. Lo sottolinea in una nota Vittorio Agnoletto, già portavoce del Genoa Social Forum nel luglio 2001, riferendosi agli arresti domiciliari comminati a Spartaco Mortola, Giovanni Luperi e Francesco Gratteri la sera di S.Silvestro.
Ai tre, scrive Agnoletto, “è stata rifiutata la richiesta di essere inviati ai servizi sociali“. “Non sono poliziotti qualunque, già nel 2001 ricoprivano incarichi di massima importanza ricorda Agnoletto-: il primo capo della Digos genovese, il secondo ex dirigente dell’Ucigos e Francesco Gratteri era il numero tre della polizia italiana con la non velata aspirazione di diventarne il capo. Nei lunghi anni del processo, mentre i magistrati li inquisivano, le loro carriere progredivano vertiginosamente di promozione in promozione con il beneplacito del governo di turno e con il silenzio del Parlamento; nessuno nella polizia, come nel governo, ha mai sentito la necessità, nemmeno dopo le condanne di primo e secondo grado, di rimuoverli dai loro incarichi”.
Anche per queste ragioni, scrive ancora Agnoletto, “la decisone dei magistrati è di estrema importanza ed è stata possibile proprio per l’indipendenza dal potere politico che l’attuale Costituzione garantisce alla magistratura. Certo, agli arresti domiciliari resteranno per pochi mesi, gran parte della pena è stata cancellata dal provvidenziale indulto del 2006 ed altri mesi verranno cancellati dalla buona condotta, ma le decisione dell’ultimo dell’anno prova, tra mille difficoltà, a ribadire un principio fondamentale: non ci sono zone franche, non ci sono impunità garantite dalla divisa che si indossa. Le vittime della violenza perpetrata dagli uomini in divisa la notte della Diazstanno ancora aspettando da dodici anni una parola di scuse dalle nostre istituzioni; che finora – conclude la nota – non c’è stata”.

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