spirito critico

PENSATOIO DI IDEE

mercoledì 11 dicembre 2013

Forconi: poliziotti che si tolgono il casco

Forconi: poliziotti che si tolgono il casco, un gesto perfetto


Le immagini dei poliziotti che l’altro giorno a Torino si sono tolti il casco, fra gli applausi dei manifestanti, fanno ancora discutere: l’hanno fatto per dimostrare che condividevano le ragioni della protesta? L’hanno fatto per solidarietà umana? O perché è per loro normale farlo, ogni volta che vengono meno le condizioni di pericolo che li costringono a proteggere la testa da percosse e lancio di oggetti? Già la sera di lunedì una nota della questura precisava che i poliziotti avevano tolto il casco perché «erano venute meno le esigenze operative che ne avevano imposto l’utilizzo»; nella stessa direzione è poi andata anche la spiegazione che Pietro di Lorenzo, segretario provinciale del Siap, ha dato a diverse testate giornalistiche. Dove sta la verità? Che significa quel gesto?
Il problema è che il gesto, nel contesto in cui è stato fatto, è perfettamente ambivalente, cioè può esprimere più o meno tutti i significati che gli sono stati attribuiti. Anche le facce dei poliziotti che, in piedi immobili, guardano i manifestanti mentre applaudono, mentre gridano «Bravi!» ed espongono cartelli con scritto «Via i caschi, sedetevi con noi» esprimono emozioni ambivalenti: stupore? Disappunto? Sollievo per le cessate ostilità? Stanchezza? Solidarietà trattenuta? Qualcuno in effetti sembra trattenere un sorriso, ma anche il sorriso può esprimere una gamma di emozioni molto vasta, che include tutte quelle che ho appena elencato. Dunque?
Che nel momento in cui i poliziotti si sono tolti il casco la tensione fosse scemata è evidente in tutti i filmati. Che poi il gesto abbia contribuito ulteriormente ad abbassare il livello di tensione è altrettanto indubbio. Conclusione: credo che l’ordine di togliere il casco sia il risultato di una grande intelligenza strategico-comunicativa da parte di chi lo ha dato. Qualcuno che, in una frazione di secondo, ha capito non solo che si poteva fare (non c’era pericolo), ma che era esattamente ciò che in quel momento era più opportuno: per i manifestanti, per i giovani poliziotti, per sciogliere gli ultimi residui di tensione. E persino per far parlare i media, che da giorni ci marciano. Cosa poi ciascuno di quei ragazzi in servizio stesse davvero pensando e in cuor suo provando, mentre tutti applaudivano, non è dato saperlo.

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